Trascina e tortura il cane legandolo all’auto. Identificato e denunciato l’aguzzino di Siracusa (video)

E’ stato identificato l’uomo che a Priolo (Siracusa) il pomeriggio del 7 maggio ha ucciso il suo cane, incatenandolo al paraurti della sua auto e trascinandolo per chilometri. L’uomo è stato scoperto e identificato. Grazie all’immediato intervento dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). L’uomo è  in stato di fermo e l’Oipa lo ha denunciato. E  si costituirà anche parte civile nel processo contro l’aguzzino.

L’intervento dell’Oipa

L’intervento dell’Oipa è stato possibile a seguito della richiesta di aiuto di un giovane che, in una stradina di campagna, ha visto la macchina che trascinava un cane legato al paraurti per le zampe anteriori. Il ragazzo è riuscito, non senza difficoltà, a fermare l’auto e a far sì che l’uomo alla guida liberasse il cane, ormai in fin di vita, gettandolo in un fosso ai margini della strada prima di fuggire.

Accorsi sul posto, i volontari dell’Oipa di Siracusa hanno portato subito il cane agonizzante all’ambulatorio veterinario del dottor Daniele Zappulla, già collaboratore dell’associazione. Il referto descrive la sofferenza atroce che ha subìto l’animale prima di morire, dopo due ore dall’arrivo in ambulatorio: zampe e mandibola fratturate, lesioni interne ed esterne, ossa abrase.

Il veterinario: mai vista una crudeltà tale

“È stato il peggior giorno di lavoro della mia vita, non ho mai visto e non ho mai assistito in tanti anni ad una crudeltà tale” ha affermato il veterinario. Matteo, così si chiamava il cane, arrivato dunque in clinica in condizioni estremamente critiche, tachicardico e con gravi perdite ematiche, non è riuscito a superare lo shock e il terribile dolore

A nulla sono serviti tutti i tentavi di salvargli la vita. “Una sofferenza inaudita subita da un essere senziente che non si può accettare e che chiede giustizia” dichiara Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa Italia.

L’Oipa ricorda che l’uccisione di animali è reato art. 544 bis del Codice penale, che recita: ”Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni”. “Si tratta di pene troppo lievi, lo ripetiamo da tempo – commenta il presidente Comparotto – Occorre una tutela più incisiva per gli animali, che ancora non ricevono una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Auspichiamo un inasprimento per le pene riguardanti il maltrattamento e l’uccisione di animali, anzitutto per l’esigenza di una loro piena tutela, ma anche perché studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette”.