Terremoto a Napoli e Campi Flegrei, scossa da 4.6: “È il sisma più forte degli ultimi 40 anni, ma il rischio vero è l’eruzione”
Questa mattina, una potente scossa di magnitudo 4.6 ha colpito l’area dei Campi Flegrei, provocando paura e sconcerto tra la popolazione locale. L’epicentro è stato localizzato nei pressi di Bacoli, a nord-ovest di Napoli, ed è la scossa più forte registrata negli ultimi quattro decenni nel territorio.
L’evento, chiaramente avvertito in tutta la zona flegrea, ha causato momenti di allarme anche nei quartieri di Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano, Pianura e Soccavo, dove numerosi residenti sono scesi in strada in preda al panico.
Sospensione dei trasporti ferroviari e situazione di emergenza
A seguito dello sciame sismico e in conformità con i protocolli di sicurezza, le autorità hanno deciso di sospendere temporaneamente la circolazione ferroviaria nel nodo di Napoli. I treni in partenza da Roma diretti al Sud hanno proseguito regolarmente il viaggio. La misura si è resa necessaria per garantire la sicurezza di passeggeri e personale e rimarrà in vigore fino a nuova comunicazione.
Il fenomeno del bradisismo e il sottosuolo in movimento
Gli esperti hanno sottolineato che l’attuale evento si inserisce nel più ampio quadro del bradisismo, un fenomeno naturale caratterizzato da un sollevamento graduale del suolo. Attualmente, l’area si muove di circa 15 millimetri al mese, un movimento che non solo provoca terremoti frequenti, ma testimonia l’attiva presenza del sistema vulcanico sottostante.
Il parere dell’esperto: “Il vero rischio è l’eruzione”
Intervistato da Il Messaggero, il geofisico Carlo Doglioni, ex presidente dell’INGV, ha dichiarato: “Non è un fenomeno nuovo. Finché il suolo si solleva, ci saranno terremoti. È come un pistone che spinge dal basso, rompendo la crosta fredda”.
Doglioni ha inoltre precisato che la magnitudo calcolata in modalità “duata”, più adeguata per eventi vulcanici, non permette di raggiungere scosse di magnitudo 6 nella zona dei Campi Flegrei, ma ha lanciato un campanello di allarme sulla possibilità di un’eruzione in futuro.
Le tre minacce principali: sismica, geochimica e vulcanica
Il rischio più grave, spiegano gli esperti, resta quello di un’esplosione vulcanica. Attualmente, non ci sono indicazioni di un risalire del magma, ma la pressione accumulata nel sottosuolo causa il continuo inarcamento del terreno e il rilascio di gas, rendendo l’area sempre più fragile.
Gli esperti stimano che, nel solo mese di febbraio 2025, siano state registrate 1.813 scosse nella zona, un dato che indica un’attività sismica importante, con possibilità di sviluppi imprevedibili.
Misure di sicurezza e attenzione della Protezione Civile
Le autorità hanno invitato i cittadini a mantenere la calma e a seguire le indicazioni di sicurezza. La Protezione Civile, attiva 24 ore su 24, ha intensificato i controlli e disponibile a intervenire in caso di necessità. Alcuni edifici pubblici, tra cui la Torre Enel nel Centro Direzionale di Napoli, sono stati evacuati come misura precauzionale.
L’attenzione rimane alta: la comunità napoletana si trova di fronte a un fenomeno che, sebbene complesso, richiede cautela. La regione continua a monitorare costantemente la situazione, consapevole che il rischio di un’eventuale eruzione vulcanica rappresenta il punto più delicato e imprevedibile di questa complessa emergenza.