Martina Carbonaro, l’annuncio dello zio di Alessio: “La reazione che ha avuto può starci”
Il triste caso di Martina Carbonaro ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana. Il 26 maggio 2025, Martina ha perso la vita per mano dall’ex fidanzato, Alessio Tucci, 19 anni, in un casolare abbandonato nei pressi del palazzetto dello sport della città. Tucci ha confessato il delitto, sostenendo di averla colpita con una pietra trovata sul posto e successivamente ha cercato di nascondere il corpo sotto detriti e rifiuti.
L’autopsia, condotta dalla dottoressa Raffaella Salvarezza, ha rivelato che Martina non è deceduta immediatamente, ma ha sofferto una lunga agonia. Sono state riscontrate quattro gravi ferite alla testa, sia nella parte frontale che posteriore del cranio, oltre a una frattura cranica con emorragia.
Questi risultati mettono in discussione la versione di Tucci, secondo cui la ragazza era già priva di vita quando l’ha lasciata nel casolare. Dopo il delitto, Tucci ha partecipato alle ricerche della ragazza insieme alla famiglia di Martina, comportandosi come se nulla fosse accaduto. Il padre della ragazzina ha dichiarato di aver avuto il giovane in auto durante le ricerche, ignaro del fatto che fosse il colpevole.
Successivamente, Tucci è finito in manette e inizialmente detenuto nel penitenziario di Poggioreale. Per motivi di sicurezza, è stato poi trasferito in un’altra casa circondariale della regione. Il caso ha suscitato un’ondata di commozione e indignazione in tutta Italia. Il 4 giugno 2025, ad Afragola, si sono tenuti i funerali di Martina, con la proclamazione del lutto cittadino.
A rompere il silenzio in queste ore sono stati anche i famigliari del reo confesso. Intervenuto ai microfoni di Pomeriggio Cinque, lo zio del ragazzo ha suscitato enorme scalpore con delle dichiarazioni discutibili. “Poteva starci che…”: scopriamo tutti i dettagli.
Anche la famiglia di Alessio Tucci vive giorni di grande incredulità e sofferenza. Intercettato dalla redazione di Pomeriggio Cinque, uno zio del ragazzo ha espresso sgomento e rabbia, descrivendo il nipote come un “bonaccione” incapace, almeno nell’immaginario familiare, di un simile delitto. Ma alcune sue dichiarazioni hanno suscitato polemiche.
Pur ribadendo la totale condanna per l’atto, lo zio ha provato a interpretare il delitto come un “attimo di follia”, paragonandolo metaforicamente al “lancio di una pietra” seguito dalla fuga. Una giustificazione che, seppur involontaria, ha riaperto il dibattito sul rischio di banalizzare questi episodi.
A dividere ancor di più è stata la sua ammissione: “Quello che mi ha fatto rabbia è il dopo“, riferendosi al comportamento di Tucci post-delitto, incluso un ambiguo “appuntamento” con degli amici. “Per queste cose non lo perdono”, ha aggiunto, sottolineando come quel lato calcolatore contrasti con l’immagine del ragazzo “buono come il pane” che credevano di conoscere.
Intanto, l’esame autoptico ha ricostruito gli ultimi momenti della 19enne: Martina è deceduta per frattura cranica ed emorragia, con quattro ferite alla testa che testimoniano una lunga agonia. Un quadro che rende ancora più grave il tentativo di ridurre tutto a un “raptus”.
“Nessuno in casa immaginava potesse accadere“, ha confessato lo zio, descrivendo una madre distrutta, “piena di paura per il figlio” dietro le sbarre. Ma la domanda più cruda è rimasta senza risposta: “Potrò mai perdonarlo?”. Una lacerazione che non cancella, però, il bisogno di giustizia per Martina.