MAMMA IN OBITORIO PER RICONOSCERE IL CORPO SENZA VITA DEL FIGLIO, MA, ALZATO IL LENZUOLO SVIENE

Ci sono tragedie immani; tragedie definite, da sempre, contro natura. Sono in tanti i genitori orfani nel mondo, costretti ad uno stillicidio in vita. La loro è una sopravvivenza, in attesa di avere giustizia e verità o, semplicemente, di potersi ricongiungere al loro adorato figlio.

C’è chi un figlio lo perde per malattia, chi per un incidente, chi per un maledetto gioco del destino. Quest’ultimo è una variabile che si tende a non mettere più di tano in conto, ma esiste.

Ci si trova nel posto sbagliato e bastano pochi attimi affinché non si faccia più parte del mondo terreno. Troppo grande, immane il dolore di chi resta e riceve la notizia che mai avrebbe voluto sentire: quella della morte del proprio figlio.

Sono in tanti i giovani del Sud Italia, flagellato dalla piaga della disoccupazione, a tentare la fortuna al Nord. Lasciano gli affetti, gli amici di sempre, la loro casa, con estrema sofferenza, pur di cercare un lavoro.

Quando lo trovano, vedono coronarsi un sogno, seppur a caro prezzo, dovendo star lontani dalle proprie radici, dalla terra natia. Poi accadono tragedie come quella che sto per raccontarvi che invitano, ancora di più, a riflettere.

I fatti sono accaduti il 9 novembre, a Milano e parliamo di quella che è stata definita, dai principali siti di cronaca, come una tragedia nella tragedia. Tutto ha inizio in una delle stanze del Linate Residence, una struttura situata vicino all’aeroporto lombardo. Al suo interno, si trovavano due giovani originari della Campania, Pietro Caputo e Francesco Mazzacane, rispettivamente di 21 e 24 anni.

Parlo di due dei tanti ragazzi che, dal Sud Italia, si sono trasferiti al Nord, nella grande Milano. Francesco era stato il primo   lasciare i suoi affetti, trasferendosi in Lombardia per lavoro. A Milano gli affitti sono praticamente alle stelle e il ragazzo ha trovato la possibilità di alloggiare proprio in questa stanza del Linate Residence. Poco dopo, il suo amico fraterno, Pietro, ha deciso di seguirlo, raggiungendolo per un colloquio di lavoro.

Quel colloquio che avrebbe rappresentato una svolta, se fosse andato in porto, non c’è mai stato, in quanto, nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, un terribile incidente ha fatto si che la vita di uno dei loro due si spezzasse per sempre. Dalla caldaia che serviva a riscaldare la camera dove alloggiavano, per un malfunzionamento, è fuoriuscito del monossido di carbonio in dosi molto elevate che ha sorpreso i due amici nel sonno.

Quando i soccorritori, allertati della fuga di gas, sono piombati all’interno della stanza, hanno trovato una scena agghiacciante: i due ragazzi erano privi di sensi dopo l’inalazione del monossido, e uno di loro era morto. I soccorritori hanno trasportato d’urgenza all’ospedale milanese Fatebenefratelli il sopravvissuto, seppure fosse in condizioni disperate, mentre l’altro è stato traferito in obitorio per il riconoscimento da parte dei familiari.

I soccorritori del 118 hanno trovato sul comodino più vicino al cadavere i documenti di Pietro, identificandolo come la vittima. Ma quanto accaduto in obitorio, poco dopo, ha davvero dell’assurdo, rasentando il surreale. Le famiglie che, dal Sud, dopo aver ricevuto la tremenda notizia dell’incidente che ha coinvolto i loro ragazzi, sono corse al Nord per il riconoscimento della salma. All’obitorio, però, i genitori si sono trovati dinnanzi ad una scoperta a dir poco sconcertante. Quando è stato sollevato il lenzuolo, sotto di esso si nascondeva il corpo di Francesco Mazzacane e non dell’amico Pietro Caputo. Un clamoroso scambio di persona, in quanto a perdere la vita è stato il povero Francesco. Uno choc immane per la povera mamma di Mazzacane ed un colpo per tutte le due famiglie.