Firenze, così gli immigrati spacciano alla luce del sole
Decine e decine di spacciatori immigrati affollano il Parco delle Cascine di Firenze, suddivisi in piccoli gruppetti e stracolmi di droghe di qualsiasi tipo da vendere ai clienti.
Riconoscerli è semplice: basta incrociare il loro sguardo e, senza neanche accorgervene, finirete all’interno di una trattativa. Proprio così, alla luce del sole e davanti ai passanti, come se fosse la cosa più normale del mondo. Appena scesi dalla tramvia alla fermata “Cascine”, basta attraversare i binari per notare, a bordo strada, i primi pusher. Sono africani, e come tutti gli altri presenti in questa zona passano le giornate a bivaccare, tra alcol e sigarette, in attesa di fare affari. Attorno a loro l’aria è appesantita da un forte odore di marijuana.
Passiamo oltre e veniamo fermati da altri due spacciatori, proprio a pochi passi dalla fermata. Uno sguardo d’intesa e via: capiscono cosa stiamo cercando e ci chiedono che tipo di droga ci occorre. Il menù prevede 1 grammo di cocaina, a detta loro pura, a 50 euro; 1 grammo di eroina a 75 euro; 1 grammo di erba a 10 euro. Lo spacciatore nasconde le dosi di erba nelle sue mutande, da dove le tira fuori dopo aver controllato che in giro non ci siano presenze indiscrete. Il suo amico palo funge un po’ da vedetta, un po’ da traduttore simultaneo. Le forze dell’ordine non riescono a tenere a bada il fenomeno. Molti immigrati sono stati più volte denunciati o fermati, ma tornano sempre al loro posto. I pusher sanno come funziona e per scansare il rischio dell’arresto, la droga che tengono in tasca è poca. Il carico è nascosto. Così davanti a richieste più importanti si dileguano qualche minuto, vanno a rifornirsi e il gioco è fatto.
Ci spostiamo alla stazione di Santa Maria Novella. Qui la situazione, per certi versi, è ancora più critica visto che ci troviamo nel cuore di Firenze e in un luogo di transito attraversato quotidianamente da migliaia e migliaia di persone, tra turisti, studenti e fiorentini. Usciti dalla sala d’attesa e davanti ai passanti che tirano dritto accelerando il passo, prende forma un centro di spaccio a cielo aperto. Schierati lungo la parete parallela alla fermata dei taxi stanziano volti poco raccomandabili. Sono tutti stranieri, per lo più africani; a Firenze il traffico di stupefacenti sembra ormai essere nelle loro mani. Nonostante militari e polizia effettuino numerosi controlli di routine, nessuno si sposta di un centimetro. Mentre sostiamo in quest’area notiamo varie compravendite. La solita stretta di mano e il gioco è fatto. Lo scenario è inquietante: è più facile e semplice comprare la droga che non ordinare un hamburger al McDonald’s dall’altra parte della strada.
Già, proprio il McDonald’s di piazza Stazione, chiuso per una settimana dal questore. Al locale era stata sospesa la licenza per sette giorni per il sussistere di “condizioni di pericolo per l’ordine pubblico” vista la frequentazione di soggetti che “vi si recano anche per consumare svariati reati”. Compreso lo spaccio di stupefacenti. Appena riaperto, sempre nel solito McDonald’s, durante un controllo quattro agenti sono stati malmenati da un 21enne senegalese, regolare in Italia e arrestato con le accuse di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. Tutto questo in centro a Firenze e alla luce del giorno.