Feltri: «Il contante è mio e ne faccio quello che voglio. Il governo non deve rompere i cogl***i»

 

«I limiti all’uso dei contanti che vuole imporre il governo sono la certificazione ufficiale dell’idiozia atomica del ceto politico che abbiamo eletto». Vittorio Feltri si scaglia contro la misura varata dal governo giallorosso firmando un editoriale durissimo su Libero. «Un qualsiasi lavoratore, autonomo o dipendente, quando incassa il compenso per una propria prestazione professionale, è obbligato in anticipo a pagare una imposta. Io, per esempio – scrive – sono retribuito in base ai diritti d’autore e su ogni euro che guadagno mi viene trattenuta alla fonte una tassa cospicua. Anche se fossi un farabutto sarei tecnicamente impossibilitato a evadere. Il mio è un versamento automatico e non volontario. Naturalmente il denaro non mi viene consegnato nella classica busta paga bensì è versato in banca sul conto personale. Va da sé che se tale conto è intestato a me il contenuto del medesimo è mio e ne faccio ciò che voglio».

Feltri contro i limiti all’uso di contante
E invece no, scrive ancora Feltri. «Lo Stato pretende che i soldi depositati nell’istituto di credito non siano completamente a disposizione del titolare. Ne puoi prelevare un po’, tremila euro al mese quest’anno, il prossimo solo duemila e infine mille. Ciò secondo le nuove norme studiate dall’esecutivo più imbecille che ci siamo dati. Esse come si giustificano? Quel genio di Conte è convinto che vietando il traffico dei liquidi si riduca l’evasione. Gli si chiede: ma se il mio valsente ha già subìto una decurtazione tributaria al momento in cui l’ho ricevuto, come ca*** faccio a fregare il fisco, dato che l’erario ha già fregato me? Se però lo Stato desidera ficcare il naso nei nostri risparmi lo faccia andandoli a spulciare in banca, e se vi trova introiti non denunciati agisca in base alla legge. Ma non venga a rompere i cogli*** a me e a milioni di persone oneste che denunciano perfino gli spiccioli. Io pretendo di spendere i miei quattrini come e nella quantità che mi garba…».

 

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