Covid, troppi positivi da Dacca: sospesi tutti i voli dal Bangladesh

 

Roma si sveglia, e sospende i voli dal Bangladesh, il Paese più colpito dal Covid-19 dopo Brasile e Stati Uniti. Lo ha stabilito con un’ordinanza il ministro della Salute Roberto Speranza, in accordo con il suo omologo agli Esteri Luigi Di Maio.

La misura rimarrà in vigore per una settimana. Il tempo necessario per lavorare “a nuove misure cautelative per gli arrivi extra Schengen ed extra Ue”, precisa il ministro della Salute.

La richiesta di sospendere i voli dal Bangladesh è arrivata questa mattina dall’Unità di Crisi della Regione Lazio, dopo che sono cominciati a trapelare i primi risultati degli screening effettuati sui 225 passeggeri bengalesi sbarcati ieri a Fiumicino su un volo speciale della compagnia di bandiera Biman.

“Non sono ancora terminate le operazioni dei test, ma sono già saliti a 21 i passeggeri del volo speciale autorizzato dall’Enac atterrato ieri a Fiumicino risultati positivi al tampone”, si legge sull’account “Salute Lazio” che parla di “una vera e propria bomba virale”.

 

 

“È la conferma che non ci sono le condizioni di sicurezza da quella provenienza e che i voli vanno sospesi, se non avessimo messo in piedi una imponente macchina dei controlli, molti probabilmente, questi passeggeri sarebbero stati a loro volta un vettore di trasmissione del virus presso le loro comunità”, si legge ancora.

La necessità di stringere le maglie dei controlli sui passeggeri bengalesi in arrivo nella Capitale, sottoponendoli al test sierologico e, in caso, al tampone faringeo, era stata oggetto di un’ordinanza della Regione Lazio emanata ieri. Fino a poche ore fa, infatti, a chi proveniva dal Paese asiatico veniva sottoposto un questionario, misurata la temperatura e raccomandato l’isolamento fiduciario di due settimane.

Un protocollo troppo blando per un Paese a rischio, come dimostrano i diversi focolai di Covid-19 correlabili ai voli internazionali che sono esplosi nelle scorse settimane. Il problema dei “contagi di ritorno”, infatti, era già noto. Nella città di Fiumicino, ad esempio, il virus è arrivato il 20 giugno assieme ad una famiglia del Bangladesh. I tre, padre, madre ed un bimbo di un anno, hanno infettato i due connazionali con cui condividevano l’appartamento. Uno dei due, che lavorava come lavapiatti nel locale Indispensa, ha traghettato il virus all’interno del ristorante dando il via a nuove catene di trasmissione.

Un focolaio di importazione, quindi, collegato a quello che ha colpito la comunità bengalese di Cesena. Sullo stesso volo su cui hanno viaggiato i casi Covid di Fiumicino, infatti, c’erano altri passeggeri infetti. Tra questi anche una famiglia bengalese di cinque persone residente a Cesena. La denuncia è partita da un commerciante del Bangladesh. È stato lui a denunciare alle autorità sanitarie il mancato rispetto dell’isolamento da parte dei suoi connazionali, facendo scattare gli screening.

Se le misure di oggi pongono un argine ai nuovi contagi, adesso le preoccupazioni si concentrano sui passeggeri rientrati in Italia prima dello stop agli arrivi. Stando a quello che racconta Il Corriere della Sera, infatti, si è acceso un faro su cinque voli atterrati a Fiumicino: un totale di 1.300 persone che sono già nel nostro Paese e potrebbero veicolare il virus.

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