“Cosa ha messo nella bara”. Liliana Resinovich, solo ora l’inquietante scoperta sul gesto del marito Sebastiano Visintin
Il caso di Liliana Resinovich, scomparsa nel dicembre 2021 e poi ritrovata cadavere nelle acque di Trieste, continua a riservare sorprendenti sviluppi e a sollevare dubbi sempre più inquietanti. La vicenda, inizialmente trattata come un suicidio, si sta lentamente trasformando in un enigma complesso, con dettagli che mettono in discussione la versione ufficiale e alimentano le domande sulla reale dinamica della morte della donna.
**Gestione del corpo e scelte sospette**
Uno degli aspetti più controversi riguarda la gestione del corpo subito dopo il decesso. Sebastiano Visintin, marito di Liliana, tentò di far cremare il cadavere, sostenendo che si trattasse di “un desiderio di lei”. Solo l’intervento tempestivo del fratello della vittima, Sergio, evitò che la cremazione avvenisse, lasciando aperto il caso e consentendo l’effettuazione di un’autopsia secondaria. Se la cremazione fosse avvenuta, oggi non avremmo più elementi certi sulle cause della morte e il caso sarebbe stato archiviato come un suicidio.
Inoltre, la scelta della bara ha sollevato perplessità. Sebastiano optò per un cofano non zincato, una decisione poco comprensibile considerando le circostanze poco chiare della morte. Secondo quanto riportato dal settimanale *Giallo*, questa scelta avrebbe potuto accelerare la decomposizione del corpo, rendendo più difficile l’analisi delle cause. La presenza di una coperta “militare” nella bara, ricordata dalla cugina Silvia Radin, aggiunge un ulteriore elemento di inquietudine: “Era una coperta marrone, che mi ricordava le coperte militari dei campi profughi. Lui l’ha fatta mettere vicino alla testa, ma Liliana era nel sacco”.
**Seppellimento e misteri economici**
Anche la sepoltura di Liliana ha riservato sorprese. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Cozza, ha mostrato immagini della riesumazione, evidenziando come la bara fosse quella tipica da cremazione, ma in agenzia nessuno aveva parlato di una cassa di zinco. Le pompe funebri di Trieste hanno confermato che per i loculi comuni questa tipologia di bara non è obbligatoria, lasciando comunque aperta la porta a dubbi e possibili omissioni.
Un altro aspetto che sta emergendo con forza riguarda i movimenti di denaro della coppia. La cugina Silvia Radin ha rivelato che Sebastiano avrebbe tenuto in casa ingenti somme di contanti, senza una giustificazione chiara. “Da dove escono tutti questi soldi? Liliana aveva dato 1.600 euro a Sergio a dicembre, ma non si trattava di tredicesima. Poi Sebastiano dice di aver dato 27.000 euro per il ristorante e di aver trovato 20.000 euro in casa. Da dove provengono questi soldi?”, si chiede la Radin, sottolineando come la gestione economica della coppia resti un mistero.
**Un caso che si infittisce**
Il quadro che emerge mette in discussione l’ipotesi di un suicidio e apre a scenari più complessi e inquietanti. La presenza di una coperta militare, la scelta della bara, il tentativo di cremazione e i movimenti di denaro non sembrano compatibili con un gesto disperato. La famiglia di Liliana, rappresentata da Sergio e Silvia, continua a chiedere chiarezza e giustizia, mentre le autorità mantengono il massimo riserbo, limitandosi a dichiarare che il caso è ancora aperto e che eventuali informazioni vengono fornite solo su richiesta delle autorità giudiziarie.
Mentre le indagini proseguono, cresce il senso che qualcuno abbia tentato di chiudere il caso troppo in fretta, lasciando dietro di sé un groviglio di domande senza risposta. La verità su Liliana Resinovich resta ancora nascosta tra le pieghe di un mistero che si infittisce di giorno in giorno.