Coronavirus, la Slovenia blocca gli italiani. Ma lascia venire qui i migranti

Gli operai sloveni portano i new jersey in cemento e li posano sulla strada. Due carreggiate bloccate. Succede a tutti i valichi secondari che dividono l’Italia dell’ex Jugoslavia. Per oltrepassare la frontiera bisogna affidarsi ai sei punti di valico primari, posti sotto il rigido controllo delle autorità.

Nessuno che abbia un passaporto italiano in tasca può passare, se non dietro presentazione di un certificato medico. È la nuova Europa dei ritrovati confini, almeno sanitari. Eppure c’è un paradosso in questi tempi di coronavirus: se da un lato agli italiani è vietato l’ingresso in Slovenia, dall’altro i migranti che quotidianamente oltrepassano la frontiera per raggiungere illegalmente l’Italia non trovano ostacoli. “Non c’è nessun controllo in uscita”, racconta al Giornale.it Edoardo Alessio, segretario provinciale dell’Fsp Polizia. “I colleghi sloveni non fanno controlli per gli immigrati, che sono liberi di camminare per strada e sui sentieri per superare i confini”.

L’epidemia fa paura, per carità, e gli Stati stanno cercando di impedire la propagazione di Covid-19 nelle proprie comunità. A molti, Austria e Slovenia in primis, la soluzione più logica è sembrata quella di chiudere i confini con l’Italia, Paese Ue più colpito dall’infezione con 17.750 contagiati tra cui 1.441 morti. Un po’ come fatto dal governo nostrano quando vietò agli aerei cinesi di fare scalo nel Belpaese (chi di spada ferisce di spada perisce). Ma se Vienna ha ripristinato i controlli al Brennero, provocando fino a 90 chilometri di coda, Lubiana è andata oltre. Agli italiani è impedito l’ingresso e da venerdì pure i tir senza targa slovena sono costretti a fare il “giro lungo” attraverso l’Austria. Può passare solo chi ha un certificato medico di negatività al coronavirus, oppure assenza di sintomi evidenti (febbre sopra i 37,5°C, tosse, raffreddore e infezioni respiratorie). Via libera anche a chi è in possesso di un permesso di residenza temporaneo o permanente. Mentre Gorizia e Nova Gorica sono tornate ad essere divise in due da una rete metallica come ai tempi della cortina di ferro. E sul Carso, come a Monrupino, gli sloveni hanno bloccato le strade con enormi massi.

Misure straordinarie mai viste prima, ma che valgono in un unico senso direzionale e non riguardano gli immigrati. In Friuli Venezia Giulia da gennaio ad oggi, secondo fonti del Giornale.it, sono arrivati oltre 100 migranti. Un flusso mai bloccato del tutto. Le ultime notizie di fine 2019 parlavano di 5.526 irregolari entrati in Italia, in una rotta che con le manovre politiche di Erdogan rischia di intasarsi di nuovo. Dopo l’apertura dei confini da parte del sultano di Ankara, gli stranieri stanno prendendo d’assalto le isole greche. Per ora il problema riguarda Atene, ma non appena i migranti inizieranno il viaggio verso il cuore dell’Europa è sui confini italiani che torneranno a premere.

A Trieste non è una novità. A inizio settimana la polizia ne ha intercettati altri 13 arrivati proprio dalla Slovenia. Gli immigrati attendono il buio per affrontare i sentieri del Carso e poi chiedere asilo in Italia. Vengono visti camminare per strada, alle prime luci dell’alba (guarda qui). Le pattuglie miste italo-slovene sono servite a poco. I controlli serrati riducono il flusso, ma non lo cancellano. Non serviranno, paradossalmente, neppure i muri costruiti da Lubiana contro gli italiani e il coronavirus. In fondo i new jersey e i massi possono bloccare le auto, non le persone. “La maggior parte dei valichi di frontiera secondari sbarrati dagli ostacoli – spiega Alessio – sono quasi tutti sulle montagne del Carso. Se i migranti continuano ad attraversarli, non li vede nessuno”. Il problema, spiega il sindacato, è che se dovesse “arrivare una grossa quantità” di irregolari, il lavoro per rintracciarli distoglierebbe “la polizia dal controllo del territorio per quanto riguarda i nuovi decreti del governo contro la diffusione del coronavirus”. Senza contare che da giorni gli operatori chiedono, inascoltati, dispositivi di protezione per affrontare chi approda via terra nel Belpaese. “Abbiamo riduttissime forniture di Dpi, come mascherine FFP3, guanti e occhiali protettivi”, spiega Alessio. Per questo “avevamo chiesto all’amministrazione di respingere alla frontiera quanti più migranti possibili, vista l’emergenza sanitaria in atto”. Per ora, però, niente da fare. A essere bloccati sono gli italiani.