Coronavirus, Israele batte Cina e Usa: il suo vaccino pronto in soli tre mesi

Per l’ Oms, agenzia dell’ Onu che non brilla certo di spirito di intraprendenza, i tempi per arrivare a un vaccino efficace e utilizzabile contro il Coronavirus si aggirano attorno ai 18 mesi. Per gli scienziati di tutto il mondo che da diverse settimane sono al lavoro per trovarne uno i tempi invece potrebbero essere considerevolmente più brevi. Nella peggiore delle ipotesi un vaccino funzionante potrebbe essere disponibile dopo l’ estate ovvero giusto il tempo di sperimentarlo sull’ uomo e di produrlo su larga scala. Questo almeno è quello che sostengono i ricercatori cinesi ma anche quelli americani, che sarebbero già passati dai test sugli animali a quelli sull’ uomo. Ancora più ottimisti gli israeliani che hanno perfino dato dei termini precisi di 90 giorni, ma nella corsa contro il tempo non mancano ovviamente i tedeschi, dai quali gli americani hanno perfino tentato di acquistare, non riuscendoci, un brevetto, i russi, e gli spagnoli. Ma andiamo per ordine. La questione ovviamente è anche politica, chi arriva primo ne trarrebbe benefici di immagine di non poco conto, in particolare la Cina che peraltro viene apertamente accusata, con fondate ragioni, di aver infettato il mondo. Una ragione aggiuntiva per trovare il più in fretta possibile una soluzione e dimostrare al mondo che Pechino non crea solo problemi ma li sa anche risolvere. Martedì scorso il governo cinese ha annunciato di aver dato il via alla sperimentazione sull’ uomo di un vaccino sviluppato da Chen Wei, virologa militare di fama che vanta il non luminosissimo primato di essere una dei massimi esperti di guerra batteriologica al mondo, ma la cui esperienza nel caso specifico può tornare evidentemente utile. Wei peraltro lavora per conto dell’ Accademia delle Scienze mediche militari di Wuhan, la stessa accusata da complottisti e non di aver più o meno accidentalmente diffuso il virus studiato in laboratorio.

LO SVILUPPO
Allo sviluppo dello stesso vaccino partecipano un migliaio di esperti, compresi quelle della CanSino Biologics di Hong Kong, e della buona riuscita della sperimentazione i vertici politici cinesi sarebbero talmente convinti che Chen Wei viene già esaltata dal regime. Niente farebbe più andare in bestia Donald Trump di una vittoria dei cinesi in questa corsa alla salvezza dell’ umanità. Per il presidente americano è anche e soprattutto una questione elettorale. A ciò dobbiamo la voce, poi in parte confermata, dell’ interessamento da parte delle autorità americane su una società tedesca, la CureVac, già a buon punto per la produzione di un vaccino. Secondo però i dati già resi pubblici gli studi degli scienziati americani non sarebbero da meno di quelli tedeschi e cinesi. Un vaccino chiamato RNA-1273 è stato sviluppato dagli scienziati del National Institute of Allergies and Diseases, filiale del National Institute of Health, utilizzando la stessa piattaforma genetica mRNA utilizzata dai cinesi.