Come si sta muovendo l’esercito russo in Ucraina e cosa potrebbe cambiare

Su come si stia muovendo l’esercito russo in Ucraina e su cosa potrebbe cambiare nel futuro immediato arriva l’analisi su Fanpage del Generale di Corpo d’Armata Luigi Chiapperini, lagunare doc. L’alto ufficiale delinea due possibili scenari integrati: da un lato la “liberazione” delle due repubbliche indipendentiste del Donbass e dall’altro una morsa a chiusura fino in Crimea.

Questo scenario trasformerebbe il Mare d’Azov in un mare russo soltanto. Ci sarebbero poi le direttrici di azione estesa “ancora più a ovest verso Odessa e la Transnistria, cioè un’altra regione che nel 2014 chiese la propria annessione alla Russia”. E tutto questo ridurrebbe l’Ucraina “ad una enclave terrestre, con meno sbocchi o, peggio ancora, con nessuno sbocco in mare. Questa potrebbe essere la linea di azione russa più pericolosa e penalizzante per l’Ucraina”.

Come si sta muovendo l’esercito russo: quattro direttrici

Le direttrici delle forze armata russe attuali comunque sono quattro: da est nelle repubbliche indipendentiste del Donbass, poi da nord verso Kiev, da nord est verso Kharkov e da sud, dalla Crimea e verso Odessa. Le azioni frattali non incasellate in grandi direttrici strategiche non si contano, ma per il generale sono “volte presumibilmente a drenare forze ucraine dallo sforzo principale che ancora però non è possibile individuare: potrebbe essere quello che interessa il Donbass oppure l’attacco alla capitale.

Non è possibile neanche individuare al momento l’end state militare, cioè la situazione finale desiderata dai russi”.

Le difficoltà di invadere da varie direzioni

E il generale ricorda che “molti commentatori, tra i quali sommessamente il sottoscritto, avevano considerato l’invasione dell’intera Ucraina possibile ma poco probabile. Con gli attacchi da varie direzioni (forse troppe), incluso quello verso la capitale Kiev, la Russia sta invece rischiando. Con le forze disponibili, per l’esercito russo già risulterebbe complicato riuscire a penetrare in profondità nello schieramento ucraino ma si rivelerebbe ancor più problematico mantenere il controllo dell’intero territorio ucraino che, lo ricordiamo, è il doppio di quello italiano.

Più verosimilmente, l’attacco verso Kiev e verso altre aree chiave aveva lo scopo oltre che di acquisire territori, far cadere il governo del presidente Zelensky, cosa che sinora non si è realizzata anche per la forte resistenza delle forze armate ucraine”.