“Ci sono 100mila casi in arrivo”: così si può scatenare il panico

Non c’è solo il Covid in questo bislacco 2020. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, col sopraggiungere dei primi freddi non mancheranno le cosiddette ”sindromi parainfluenzali”, ovvero, forme virali ”cugine dell’influenza vera e propria” che metteranno a letto migliaia di persone.

”Sono in arrivo 10mila casi, dai 4 agli 8 milioni di italiani ne saranno colpiti”, è la stima approssimata dall’esperto.

Una sindrome simil-influenza

Chiariamolo fin da principio: non si tratta di una malattia letale che decimerà la popolazione. Onde evitare proclami apocalittici, è bene precisare che si tratta di un malessere stagionale simile, per sintomatologia, ad una blanda influenza. ”Come ogni anno – chiarisce Pregliasco in una intervista al Corriere della Sera – gli italiani saranno colpiti dai ‘virus cugini dell’influenza’ che danno appunto sintomi molto simili ma in forma più lieve. Esistono 262 virus di questo tipo a fronte dei 4 dell’influenza vera e propria. Colpiscono frequentemente in questo periodo, prima dell’influenza vera e propria e, in generale, proprio quando iniziano gli sbalzi di temperatura, sono molto comuni nelle scuole”.

I sintomi

I sintomi di questa sindrome parainfluenzale sono, in buona sostanza, quelli caratterizzanti l’influenza e dunque: tosse, raffreddore, mal di testa o qualche linea di febbre. Nulla di particolarmente preoccupante, insomma. Se non fosse che, in tempi di pandemia, ci si allarma anche solo per uno starnuto e al primo colpo di tosse, probabilmente, scatta la corsa fulminea in ospedale col sospetto di aver contratto il Covid. ”Ceeranno allarme e un possibile sovraccarico dei laboratori per l’esecuzione di tamponi con serie conseguenze sul sistema di sorveglianza. – continua Pregliasco – È la prima prova: cominciamo la battaglia dell’inverno. Queste forme simil influenzali che colpiranno gli italiani, saranno più banali ma anche più impegnative. Un solo sintomo può mettere in allarme per la paura del coronavirus e innescare la necessità di una diagnosi differenziale, chiamando in causa i singoli pediatri e medici di famiglia che dovranno valutare la necessità dell’esecuzione del tampone”. Il problema è rappresentato proprio dai sintomi: il raffreddore e la congestione nasale sono presenti dal 7 al 35% dei casi di Covid; la tosse dal 38 all’80% dei casi, mentre la febbre dal 40 all’80%. Dunque, che fare? Il consiglio è quello di evitare sbalzi termici, prediligendo un ”abbigliamento a strati” e, soprattutto, evitare di andare in panico al primo clinex utilizzato.

Il vaccino contro l’influenza protegge dalle sindromi parainfluenzali?

Dal momento che tra influenza, sindromi similinfluenzali e Covid-19 ci sono molteplici analogie, è bene mantenere i nervi saldi senza lasciarsi sopraffare da uno stato di agitazione. ”In genere, i virus parainfluenzali – continua Pregliasco – si presentano con meno sintomi, anche uno solo, e si risolvono nel giro di pochissimi giorni. L’influenza vera e propria tende invece a viaggiare con freddo intenso e prolungato, dunque più probabilmente da dicembre in poi”. Il vaccino influenzale, secondo il virologo, quest’anno potrà essere molto d’aiuto. ”Tuttavia, non ci proteggerà dai ‘virus cugini’. Per questo – osserva – in presenza di febbre, tosse e raffreddore, anche se vaccinati contro l’influenza, non bisognerà subito pensare al Covid-19”. La buona notizia è che, a prescindere dal vaccino o meno, quest’anno si prevede una stagione influenzale più mite. ”Almeno stando a quanto successo nell’emisfero australe: mascherina, lavaggio mani, distanziamento, cioè tutte le misure di prevenzione contro il Covid-19, ci saranno utili anche per la prevenzione dell’influenza”, conclude l’esperto.