Arcuri, un altro mese di poteri. ​Il Parlamento lo ha prorogato

 

Dicono che Mario Draghi si sia preso 48 ore per decidere il destino di Domenico “Mimmo” Arcuri. Due giorni per capire se il Commissario straordinario abbia commesso gli errori che da più parti, anche nella maggioranza, gli attribuiscono.

Lui da quasi tre settimane se ne resta silente, in disparte: dopo aver tenuto ogni settimana una conferenza stampa, ora preferisce il profilo basso di chi sa di aver perso il suo maggior sponsor (Giuseppe Conte). Tuttavia il suo futuro non è scontato: potrebbe anche rimanere al suo posto, magari un po’ ridimensionato. Perché sebbene Matteo Salvini ne chieda il licenziamento in tronco un giorno sì e l’altro pure, poco fa i suoi senatori hanno votato la conversione in legge di un decreto che ne prolunga ipse facto i poteri fino al 31 aprile 2021. Un mese in più del previsto.

Come già raccontato dal Giornale.it, i poteri del prode Mimmo si basavano sin dal principio sul decreto legge n.18 emanato lo scorso 17 marzo dal governo Conte II. All’articolo 122, comma 4, era scritto che “il Commissario opera fino alla scadenza dello stato di emergenza e delle relative eventuali proroghe”. Lo stesso si legge anche nel dpcm di nomina di Arcuri: la carica del capo di Invitalia è legata intimamente al perdurare della crisi pandemica. Ora, visto che l’ultimo decreto (quello del 14 gennaio) ha prolungato l’eterna emergenza fino al 30 aprile 2021, a rigor di logica potremmo concludere la carica di Arcuri era stata anch’essa prorogata fino a fine aprile. E invece no. Lo scorso 31 dicembre, senza che i media quasi se ne accorgessero, il governo ha infatti approvato il decreto legge cosiddetto Milleproroghe (n. 183) che all’articolo 19 disponeva una modifica sostanziale alle tempistiche sui poteri del super-commissario (andando a modificare proprio l’art. 122 del dl 17 marzo 2020). Testualmente si leggeva: “I termini previsti” per le sue mansioni sono prorogati “fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e comunque non oltre il 31 marzo 2021”. La differenza sta tutta in quel “e comunque non oltre”. Tradotto dal burocratese: il ruolo di Arcuri era valido al massimo fino all’ultima alba di marzo.

Il lettore ci perdonerà i tecnicismi, ma sono necessari. Stamattina infatti il Corriere si diceva convinto che la scadenza del mandato del Kommissar fosse il 30 aprile. E che “il tentativo di anticipare di un mese la scadenza, con un’interpretazione estensiva di un articolo del decreto Milleproroghe” era “impraticabile”. In realtà non c’è nessuna “interpretazione estensiva” da fare: era la legge a parlare. Fino a poche ore fa, infatti, la “data di scadenza” di Arcuri era fissata per decreto al 31 marzo 2021. Non un giorno di più.

Ecco allora che arriviamo a quanto successo questo pomeriggio. Il Senato oggi ha approvato a larga maggioranza (222 voti favorevoli, 23 contrari e 7 astenuti) la conversione in legge del decreto Milleproroghe di cui sopra e nel farlo ha aggiunto qualche piccola modifica. Una parola aggiunta qui, una virgola spostata lì e via dicendo. Il governo Draghi ha posto la fiducia, i senatori non hanno avuto praticamente il tempo di proporre emendamenti, dunque i partiti si sono limitati a votare quanto già deliberato ieri alla Camera. Ed è qui che casca l’asino. Tra le modifiche apportate da Montecitorio, infatti, ve ne è anche una sull’articolo 19 del Milleproroghe, cioè quello che riguarda (tra le altre cose) il prolungamento della “durata dell’incarico del Commissario straordinario” al Covid-19. Dove si leggeva “e comunque non oltre il 31 marzo”, ora campeggia “e comunque non oltre il 30 aprile 2021”. La maggioranza di governo, Lega compresa, ha quindi “allungato” di un mese la vita del super-commissario.

È possibile si tratti di una questione tecnica. E magari senatori e deputati manco se ne sono accorti. Certo è che se la modifica non fosse stata fatta, tra poco più di un mese Arcuri avrebbe visto crollare il pilastro su cui si basa il suo ruolo nell’emergenza. Era un’occasione per metterlo da parte già tra quattro settimane, senza doverlo “licenziare” ufficialmente o sostituire. Ora invece i tempi potrebbero allungarsi. Questo ovviamente non vuol dire che tutto resterà come ai tempi di Conte. Magari Draghi vorrà pure confermarlo, ma potrebbe ridurne le attribuzioni. Qualche segnale c’è già stato. Ieri per esempio Arcuri pare non sia stato invitato da Draghi all’incontro per mettere a punto il nuovo decreto sulle misure anti Covid: quando hanno affrontato la questione vaccini, a prendere la parola è stato Franco Locatelli. Non solo. Sebbene sia stato proprio Mimmo ad avviare i primi contatti con le aziende nostrane per la produzione “italiana” dei vaccini, oggi il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, è stato ricevuto dal ministro Giorgetti al Mise. Non da Arcuri alla sede di Invitalia. Qualcosa vorrà pur dire.

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