Alvaro Vitali, durissimo attacco da Le Monde: “Infantile, libidinoso e dimenticato dalla TV”

La recente scomparsa di Alvaro Vitali, icona indiscussa della commedia italiana degli anni ’70 e ’80, ha suscitato emozioni profonde e numerose testimonianze di affetto in Italia. Tuttavia, l’eco di questo lutto ha attraversato i confini nazionali, scatenando reazioni contrastanti e, in alcuni casi, dure critiche. Soprattutto in Francia, dove il quotidiano Le Monde ha dedicato un attacco velenoso e sprezzante all’attore romano, facendo discutere l’intera comunità culturale e i fan del comico.

L’articolo pubblicato sul quotidiano francese, firmato da uno dei critici di punta della testata, ha suscitato sdegno immediato per il suo tono offensivo e apparentemente gratuito. A partire dall’incipit, il pezzo dipinge Vitali con parole forti e triviali: “Personaggio infantile e libidinoso, basso (1,56 metri) e brutto, con il naso borbonico e gli occhi strabici”. Una descrizione che ha immediatamente colpito nel segno come provocazione piuttosto che come analisi critica, alimentando reazioni di sdegno tra compatrioti e appassionati.

Il pezzo prosegue minimizzando la portata della carriera di Vitali in Francia, sottolineando che “la sua fama fu marginale nel contesto francese” e che “in Italia era un mito popolare, ma di una banalità estrema”. Una frase che non si limita a criticare il suo talento, ma che offensivamente ridicolizza anche l’intera cifra artistica di un’epoca e di un cinema che ha segnato generazioni.

Una satira acidissima sulla comicità italiana

Il giornale non si ferma e, con tono sarcastico e denigratorio, ripercorre la carriera dell’attore, definendolo “l’incarnazione dell’erotomane infantile e sbavante”. La critica si concentra sui suoi ruoli nella commedia sexy all’italiana, come ‘La maestra dà lezioni private’, ‘Il poliziotto dei polli’, ‘Il maestro e gli imbecilli’, ecc., citati come esempi di una comicità “regressiva” destinata al tramonto, in contrasto con i gusti di un pubblico che, secondo Le Monde, avrebbe ormai preferito forme di intrattenimento più raffinate.

L’articolo sostiene anche che “la tradizione comica italiana evolve verso forme più sofisticate” e che il pubblico televisivo si sarebbe allontanato da simili stereotipi, segnando così la fine di quella stagione cinematografica. La critica si spinge oltre, etichettando Vitali come “simbolo di una regressione culturale” e sottolineando che la sua comicità, priva di ambiguità, rappresenta “puro impulso infantile”.

Il pezzo si conclude evidenziando come, dopo un periodo di apparizioni televisive, Vitali sia stato progressivamente escluso dai sistemi di produzione cinematografica e televisiva, arrivando a essere ormai un volto dimenticato.