Altro Dpcm, nuovo coprifuoco Quando c’è il divieto di uscire

Due giri di chiave, chiudere le porte e barricarsi in casa: tre azioni che potrebbero rappresentare la nostra quotidianità a partire da domani sera fino al 4 dicembre. Questa mattina, nel corso della riunione tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione di maggioranza, è stata tracciata la linea del prossimo Dpcm che dovrebbe prevedere il coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 21.

Pare che l’accordo sia stato definitivamente raggiunto, così come testimoniano le parole di Francesca Puglisi: “Le misure saranno nazionali, come per esempio il coprifuoco alle 21 per tutto il territorio nazionale”. Le restrizioni dunque riguarderanno tutta l’Italia, ma è ancora forte la tentazione di coloro che vorrebbero fare una distinzione tra quelle Regioni che hanno già superato Rt 2 da quelle che hanno un indice di trasmissibilità più basso.

“Gli interventi saranno uniformi. Poi, come scritto nel precedente Dpcm, nella propria autonomia ciascun ente locale può prevedere anche restrizioni ulteriori”, ha aggiunto il sottosegretario al Ministero del Lavoro intervenuto ai microfoni di SkyTg24. L’imminente decreto continuerà a incentivare le persone a restare a casa e a muoversi solamente per ragioni legate a salute o lavoro: “Stiamo cercando di lasciare fabbriche e quante più possibili attività produttive aperte”. Intanto è iniziato l’incontro in videoconferenza tra Roberto Speranza (ministro della Salute), Francesco Boccia (ministro degli Affari regionali), Domenico Arcuri (commissario all’emergenza Covid-19), esponenti della protezione civile e rappresentanti di Conferenza delle Regioni, Anci e Upi. Sul tavolo ci sono le misure del nuovo Dpcm per contrastare la diffusione del Coronavirus che il presidente del Consiglio illustrerà oggi alle Camere (alle 12 a Montecitorio e alle 17 in Senato).

In arrivo il pugno duro

Speranza ha illustrato le norme proposte dall’esecutivo: nel ventaglio delle varie opzioni vi sono la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, l’aumento al 100% della didattica a distanza per le scuole superiori, il divieto di circolazione dalle ore 21, il divieto di spostamento da e per le Regioni con indice di alta diffusione del contagio (potrebbe dunque tornare la famosa autocertificazione per gli spostamenti necessari per comprovata esigenza), chiusura dei musei, delle mostre e della zona video-giochi nei bar e tabacchi. Nelle Regioni a maggior rischio si parla pure della possibilità di chiudere le attività di ristorazione anche a pranzo, di fare una serrata sui negozi (tranne per le farmacie, i tabacchi e gli alimentari) e di applicare per intero lo smart working nella Pubblica amministrazione.

Ma non mancano le solite divergenze. Da Italia Viva trapela la contrarietà al coprifuoco alle 21 e perciò la richiesta è quella di posticiparlo alle 22. I renziani inoltre si dicono non favorevoli all’eventuale chiusura domenicale dei ristoranti perché, come evidenziato dal Comitato tecnico-scientifico, sarebbero i luoghi più ligi alle regole sul distanziamento, anche perché tutto ciò potrebbe portare alla perdita del controllo sociale con il rischio di assembramenti nella abitazioni private. Il ministro Teresa Bellanova ha poi espresso la forte preoccupazione per i danni che potrebbe ricevere la filiera agroalimentare. E c’è tempo anche per lanciare un avvertimento al premier. “Ora più che mai servono pochi messaggi, chiari e univoci. Oggi Giuseppe Conte comunicherà al Parlamento le sue intenzioni, ci sarà un dibattito e un voto. In serata o domani il Dpcm. Nel frattempo, i membri di governo possono evitare anticipazioni che generano solo confusione”, scrive il deputato di Iv Marco Di Maio sul proprio profilo Twitter.

“Misure siano nazionali”

La firma del Dpcm potrebbe slittare a domani, martedì 3 novembre: le distanze tra governo e Regioni non hanno consentito di raggiungere un’intesa immediata. Lo scontro rimane acceso: i governatori chiedono di varare uno schema a livello nazionale, mentre una grande parte dei giallorossi è convinta che sarebbero necessarie chiusure differenziate in base ai vari contesti del contagio. “Le misure devono essere necessariamente nazionali, perchè dalla Valle d’Aosta alla Calabria il virus c’è ovunque e sta crescendo ovunque”, è la posizione di Alberto Cirio. Il presidente del Piemonte auspica interventi molto lucidi e razionali in grado di salvaguardare l’interesse di tutto il Paese: “Non è possibile intervenire a pezzi, bisogna intervenire tutti insieme, con un modulo che preveda le responsabilità di Regioni e governo, che sia completo e che dia una prospettiva. Quello che non vedo oggi è una prospettiva da dare al Paese”.

Sulla stessa scia Dario Nardella: “Io credo che governo e Regioni in tutti i modi questa volta debbano trovare un punto di accordo: alcune misure le può assumere direttamente il governo a livello nazionale”. Il sindaco di Firenze, in collegamento con la trasmissione Omnibus su La7, si è detto pertanto favorevole all’idea di un coprifuoco che valga per l’intero territorio: “Le misure legate a ulteriori restrizioni, anche per le scuole, possono scattare in modo automatico a seconda del dato della contagiosità”.