Vogliono insabbiare Bibbiano: Borgonzoni minacciata di morte

Minacce di morte e pesanti insulti sessisti sono arrivati sulla pagina Facebook, e anche nei messaggi privati, della senatrice della Lega e candidata alla presidenza dell’Emilia-Romagna, Lucia Borgonzoni, dopo che la Cassazione ha deciso di annullare per il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, l’obbligo di dimora, deciso nell’ambito dell’inchiesta “Angeli e Demoni”, che vede un presunto sistema illecito di affidi nella Val d’Enza.

“Mi hanno minacciato di morte, insultata con frasi irripetibili, scagliato contro offese sessiste. Ho postato tutto su Facebook”, ha affermato nel corso del programma “Mattino Cinque” la stessa esponente leghista mostrando la maglietta “Parlateci di Bibbiano”, già indossata in Senato.

Quello che, sotto certi aspetti, preoccupa di più la Borgonzoni è l’assordante silenzio degli esponenti della sinistra, pronta a denunciare il clima d’odio e a scandalizzarsi quando nel mirino sono suoi esponenti. “Da nessun ‘democratico’ è arrivata una parola di solidarietà”. Parole dure le riserva anche direttamente per il Pd che “sta portando in trionfo un sindaco come se non fosse indagato. E invece è accusato di falso e di abuso d’ufficio. E con lui ci sono altri 28 indagati in una inchiesta aperta e con nuovi fronti aperti”.

Proprio sulla delicata vicenda di Bibbiano, la Borgonzoni afferma che non deve chiedere scusa “a nessuno, le uniche scuse qualcuno le dovrà porgere alle famiglie. Di Bibbiano bisogna parlare, soprattutto di fronte a un muro che vuole far calare il silenzio su tante bambine, tanti bambini, tante famiglie”.

Perché, per la candidata alla regione Emilia-Romagna, sulla storia “c’è da fare chiarezza, da ottenere giustizia. E c’è una riforma da fare, per dare tutele, trasparenza e protezione ai minori. Perché quanto abbiamo visto e sentito non accada più”.

Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano accusato di abuso di ufficio e falso per l’assegnazione di locali per la cura di minori nell’ambito dello scandalo ‘Angeli e Demoni’ sul presunto sistema di affidi illeciti in Val d’Enza, nella vicenda degli affidi illeciti, non ha più l’obbligo di dimora ed ha potuto riprendere il suo mandato nel pieno delle sue funzioni.

Il primo cittadino venne prima arrestato, poi messo ai domiciliari e infine costretto all’obbligo di dimora. Inoltre fu sospeso dal ruolo su decisione del Prefetto e si era autosospeso dal Partito democratico. Dopo la decisione della Cassazione, Carletti potrà affrontare a piede libero il processo assieme agli altri 28 indagati nell’inchiesta condotta dalla Procura di Reggio Emilia. Per la metà di dicembre è prevista la chiusura delle indagini preliminari.