“Viviana non ha ucciso Gioele Vi racconto cosa non torna”

Sono passati più di due mesi da quando, quel maledetto lunedì 3 agosto, Viviana Parisi e il figlioletto Gioele, di appena 4 anni, sono stati inghiottiti dalla folta vegetazione boschiva di Caronia, nel Messinese.

I loro corpi senza vita, sfregiati presumibilmente dagli animali selvatici della zona, non hanno ancora fatto ritorno a Venetico, una piccola cittadina di 40mila abitanti, in cui la mamma vj viveva insieme al marito Daniele Mondello e il suo bambino. Le salme sono ancora in custodia della Procura di Messina e affidati all’osservazione dei massimi esperti di medicina legale che, da circa 50 giorni, stanno tentando di venire a capo del giallo. Tante le congetture, e le suggestioni, in orbita della vicenda. Perché Viviana ha mentito al marito? Cosa le è passato per la mente quando ha scavalcato il guard rail? È stata lei ad uccidere il piccolo Gioele?

”La verità va ricercata nella campagna di Caronia, perché è lì che tutto è accaduto”, afferma con tono perentorio Daniele Mondello, il 46enne a cui il destino ha strappato in un colpo solo la moglie e il figlioletto adorato. Un dolore che si rinnova col passare dei giorni, un assillo trivellante la mente che ormai perseguita il deejay messinese come un ombra lunga sull’asfalto. Sì, perché i punti oscuri della drammatica vicenda sono ancora tanti, forse troppi. In primis quello relativo alla ipotesi di un omicidio-suicidio: Viviana, secondo una ricostruzione plausibile degli inquirenti, avrebbe dapprima ucciso Gioele e poi si sarebbe gettata da un traliccio dell’alta tensione. ”Mia moglie non avrebbe mai fatto del male a Gioele. – spiega Daniele Mondello in una intervista a Libero Quotidiano – Il morso di cane trovato sul suo gomito, un altro alla caviglia, fanno pensare ad una aggressione. Purtroppo lì in zona girano cani di grossa taglia liberi e senza microchip. Qualcuno deve aver visto o sentito qualcosa: so che quel giorno, in quella campagna, c’erano sette agricoltori che lavoravano. Lì si devono concentrare le indagini, oltre che a ricostruire esattamente l’incidente in galleria contro quel furgone di operai. Mia moglie ha abbandonato l’auto e scappava, qualcuno forse le ha detto qualcosa che l’ha spaventata. Non lo sappiamo ancora cosa”.

Nel corso delle indagini, coordinate dal procuratore di Patti Angelo Vittorio Cavallo, sono emersi non trascurabili dettagli sulla mamma vj. Pare che la donna soffrisse di depressione e che, nei mesi del lockdown per il Covid, avesse maturato uno stato ansiogeno con tendenze quasi paranoidi. Un referto clinico attesterebbe, altresì, che le fossero stati prescritti degli ansiolitici. ”Niente di grave. – precisa Daniele – Era solo preoccupata che succedesse qualcosa a me o a Gioele. Le avevano prescritto dei farmaci ma lei li aveva presi solo un giorno perché le davano dolori ai reni e all’utero. Ma era lucida, lo è sempre stata”.

Tra le tante criticità che il caso riserva, vi è quella relativa alle operazioni di ricerca. Il sospetto è che siano state attivate in netto ritardo dato lo stato di deterioramento dei corpi dopo il rinvenimento. ”Sulle ricerche stendo un velo pietoso. – continua il papà di Gioele -Mia moglie era ai piedi del traliccio, vicino a una grande strada percorribile in auto. Era impossibile non vederla. Mio figlio, ormai divorato dai canidi del posto, visto che le sue ossa sono integre, viene rinvenuto solo grazie ad una mia iniziativa e alla passione di un uomo armato solo di amore e di un piccolo falcetto. A tutto questo si aggiunga il mancato sequestro immediato del furgoncino che ha impattato sull’auto di Viviana. Lo hanno preso solo dopo tre settimane, mentre era già in una carrozzeria in riparazione. Il resto delle indagini è un unico immenso buco nell’acqua”.

Le indagini non sono finite, anzi, restano apertissime ”Hanno detto tutto e il contrario di tutto. In realtà non vi è nessuna traccia ematica nell’abitacolo dell’auto di Viviana, nessuna traccia di impatto. Nessuna frattura nel cranio di Gioele. Guardi, io penso spesso alla catena di eventi che mi ha schiacciato in questo angolo. La corsa di Viviana a Sant’ Agata di Militello, le mie lunghe ore di inutile attesa, chiuso in caserma, senza neppure sapere cosa fosse successo. Penso a ciò che è accaduto nella galleria: perché i due operai non hanno chiamato i soccorsi? Nessuno ha aiutato Viviana che da mamma voleva mettere in sicurezza Gioele, perché?”. Non si dà pace Daniele ma, ormai, non gli resta che la speranza: ”Ho il diritto di sapere cosa è successo. La mia sarà una battaglia lunga. Forse mi aiuteranno le immagini dei satelliti militari. O forse il sussulto di chi sa e ha deciso di tacere”. Svestita l’armatura da combattente, sul finale dell’intervista, si abbandona ad un’intima confessione: ”Mi mancano troppo”.