Vittorio Feltri, il documento e la conferma: troppi immigrati, italiani a rischio estinzione

La demografia è una scienza interessante. Mostra tendenze inequivocabili ma non chiude quasi mai la porta alla possibilità di porre rimedio alle crisi con una politica oculata. Mettiamo insieme qualche numero. La rivista francese Causeur, nel numero di febbraio 2019, presentava un’ inchiesta dal titolo Diventeremo tutti come il Belgio? Per carità nessuno snobismo verso quel Paese monarchico che i transalpini considerano, di solito, una propria dépendance popolata da provinciali. Il mensile presenta un’ analisi fondata su un libro a tema immigrazione firmato da Alain Destexhe, senatore ed ex segretario generale di Medici senza frontiere.

Non un pericolo estremista di destra, insomma. Il libro in questione contiene dei dati allarmanti. Ecco un breve riepilogo. Negli ultimi 20 anni, il Belgio ha naturalizzato 700 mila persone, vale a dire quasi il 6% della popolazione, esclusi i clandestini e i richiedenti asilo a Bruxelles.

Il 56% degli abitanti è di origine straniera (a tal proposito, il senatore lamenta che questa ondata migratoria è avvenuta di nascosto senza alcun dibattito nel Paese). Il 50% dei giovani musulmani belgi si dichiara antisemita. Il 70% di essi crede che i loro valori religiosi e la sharia siano superiori alle leggi dello Stato.

Nel 2050, con questo ritmo, gli immigrati maomettani potrebbero essere il 18% della popolazione. In questo modo verrebbe superata la quota oltre la quale la struttura politica, sociale e culturale del Paese ospite risulta completamente stravolta. In piccolo possiamo già valutare gli effetti di tale fenomeno in alcuni quartieri periferici delle grandi città inglesi, dove le corti islamiche, che giudicano in base alla sharia, hanno affiancato, per non dire soppiantato, i tribunali dello Stato.

Parlare chiaro su questi temi espone a ingiuste accuse di razzismo. In realtà, il dibattito sulle politiche migratorie è un bene per i cittadini europei, ma anche per chi arriva regolarmente nella nostra nazione. Diventeremo come il Belgio? Difficile dirlo. Di certo, bisognerà chiedere all’ Ue maggiore fermezza e coordinamento nel governare l’ immigrazione. La politica delle porte aperte non ha funzionato. I numeri dimostrano che la strada imboccata porta al suicidio della nostra civiltà.

La demografia dovrebbe essere al primo posto nell’ agenda dei politici responsabili. Riassumo il quadro. L’ Italia soffre per la bassa natalità; l’ Europa invecchia velocemente; in Africa si sfornano figli su figli. In un futuro molto vicino, un paio di miliardi e mezzo di neri fronteggeranno 450 milioni di europei dall’ altra parte del Mediterraneo.

CASA NOSTRA
L’immigrazione di massa, per ora, ha trovato un argine nelle distanze stabilite dal mare e dal deserto del Sahara. Fino a quando resisterà? Difficile dirlo. Ma nulla si sta facendo, a livello europeo, per puntellare le crepe. Si prepara un’ emergenza senza precedenti nella storia del nostro Continente.

Veniamo alla situazione strettamente di casa nostra. Antonio Golini è professore emerito della Sapienza, accademico dei Lincei e insegna sviluppo sostenibile alla Luiss. Ha appena pubblicato (con Marco Valerio Lo Prete) Italiani poca gente. Il Paese al tempo del malessere demografico (Luiss).

Nel saggio prende in esame la crisi di natalità che ci ha colpito e riflette sugli effetti a lungo termine che potrebbe avere sulla nostra società. Effetti che potrebbero persino portare gli italiani verso l’ estinzione. Già oggi, per intenderci, nel nostro Paese ci sono soltanto 3 ragazzi ogni 5 anziani. Il Belpaese è un vero caso, spiega Golini in una intervista realizzata da Matteo Sacchi sul Giornale: «È una nazione demograficamente di un certo rilievo, circa 60 milioni, che mette in luce un trend molto particolare. Abbiamo una natalità bassissima e abbiamo una popolazione dalla vita molto lunga. Semplificando un po’ si può quindi dire che siamo un Paese in cui non è più assicurato il ricambio generazionale».

L’IMPLOSIONE
Ci avviciniamo alla soglia sotto la quale una popolazione entra in crisi demografica: «Quando si arriva ad un tasso riproduttivo attorno agli 1,2-1,3 figli per donna e lo si mantiene a lungo, si rischia l’implosione demografica».

In che modo affrontare l’immigrazione? Barricarsi in casa non è una vera opzione visti i numeri in campo. I sostenitori del «ci pagheranno le pensioni» trascurano un fatto semplice ma determinante: i giovani immigrati riequilibrano gli effetti della denatalità ma come ricorda Golini un popolo è fatto anche di cultura e storia: «Se una popolazione invecchia e perde la sua vitalità alla fine fatica anche a trasmettere i suoi valori ai nuovi arrivati. Rischia di essere sostituita e non di integrare».

Meglio dunque ripassare i fondamentali della democrazia liberale, ammesso che abbia ancora un significato per noi. Altrimenti sarà difficile convincere i nuovi arrivati (e la loro prole) che conviene rispettare le nostre regole.

di Vittorio Feltri