Trieste da brividi, polizia e carabinieri si tolgono il casco e si uniscono ai manifestanti (video)

Vedere piazza dell’Unità d’Italia a Trieste piena di persone che cantavano l’Inno nazionale è una scena difficile da dimenticare. Così come vedere unirsi al coro e togliersi il casco anti-sommossa Polizia e Carabienieri. Un bel gesto di solidarietà verso tanti italaini colpiti dalle norme “a casaccio” del nuovo Dpcm del governo Conte A Trieste come in tante altre città si è registrata la protesta civile di tanti commercianti e lavoratori che non ci stanno. Per loro vuol dire fallire. Soprattutto dopo avere speso denaro di tasca propria per poter riaprire con il giusto protocollo. Ora che c’è la consapevolezza di avere buttato alle ortiche questi denari, monta la rabbia e la pura di non farcela una seconda volta.

Trieste, in piazza a cantare “Fratelli d’Italia”

Numerosissime le persone scese in piazza a Trieste per protestare pacificamente. Ristoratori, baristi, gestori di locali della movida notturna ma anche personal trainer ed i titolari di palestre si sono quindi ritrovati in Piazza Unità: a loro si è unita in protesta anche una cospicua parte di cittadinanza. Ad un certo punto con moto spontaneo i triestini si sono messi a cantare Fratelli d’Italia. Poi si è registrato un episodio di grande rispetto e civiltà da parte degli uomini dell’Arma e della Polizia che erano lì a sorvegliare che la manifestazione rimanesse pacifica. Si sono spogliati del loro assetto anti-sommossa in segno di solidarietà con quella parte della cittadinanza pacifica. Non sono gli antagonisti dei centri sociali come accaduto in molte città. Sono persone comuni che non si rassegnano alle chiusure a casaccio e senza evidenze epidemiologiche. Teatri e cinema, ad esempio contano un contagiato da inizio pandemia.

Ad intervenire in piazza, rivolgendosi ai cittadini e solidali con i lavoratori, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e il Presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: “Tutte le regioni italiane hanno dato un parere contrario alla chiusura dei ristoranti alle 18; alla chiusura delle palestre e delle piscine. Il parere delle regioni non è stato assolutamente ascoltato. Le parole del governatore: “Siamo tutti per la difesa della salute, ma la mia forte preoccupazione è che il sacrificio, o in troppi casi la morte di queste attività non servirà nemmeno per tutelare la salute”. I governatori di regione, non solo il Fvg, non hanno mancato di far pervenire al governo la loro totale difformità su alcune scelte. Il governo fa sapere di non voler fare marcia indietro e questo modo di procedere approssimativo e autoreferenziale non è più accettabile.