Terremoto Napoli e Campi Flegrei, l’esperto: i tre scenari possibili
I Campi Flegrei sono un vasto calderone vulcanico attivo, dove le attività sotterranee possono provocare eventi anche molto intensi. Gli esperti sottolineano che monitorare costantemente l’attività sismica e i segnali di possibile risveglio del vulcano è fondamentale per prevenire catastrofi e gestire l’emergenza in modo tempestivo.
Situati a pochi chilometri da Napoli, in Campania, i Campi Flegrei sono una vasta caldera di origine vulcanica che si estende per circa 120 chilometri quadrati, comprendendo numerose città e paesi, tra cui Pozzuoli, Quarto e parte della stessa Napoli. I Campi Flegrei si sono formati migliaia di anni fa a seguito di potenti eruzioni esplosive che hanno causato il collasso della camera magmatica sottostante, dando origine a una caldera di grandi dimensioni.
L’area è caratterizzata da un’attività vulcanica complessa, con fenomeni quali emissioni di gas, sorgenti termali e fumarole, che testimoniano la presenza di magma attivo a profondità variabili. Una delle aree più note all’interno dei Campi Flegrei è la Solfatara di Pozzuoli, un cratere attivo che emette continuamente gas sulfurei e vapore.
I Campi Flegrei sono noti anche per un fenomeno chiamato bradisismo, ovvero l’innalzamento e l’abbassamento periodico del suolo dovuto al movimento del magma e dei gas nel sottosuolo. Questo fenomeno è stato registrato per secoli ed è ancora oggetto di studio e monitoraggio intensivo da parte degli esperti.
Negli ultimi decenni, il sollevamento del terreno ha suscitato particolare attenzione, perché potrebbe preludere a nuove eruzioni. Lo spauracchio di una calamità naturale catastrofica in tutta l’area è un’incombenza costante. Secondo un noto esperto, ci sono 3 possibili scenari: il terzo è da brividi.
Un forte terremoto ha colpito questa mattina l’area di Napoli, con epicentro localizzato nei pressi di Bacoli, nei Campi Flegrei. La scossa è stata avvertita distintamente anche in diversi quartieri della città, tra cui Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano, Pianura e Soccavo.
Il terremoto, registrato con una magnitudo di 4.6, è solo l’ultimo episodio di una sequenza sismica che interessa l’area flegrea, una delle zone più delicate d’Italia per via della presenza del supervulcano dei Campi Flegrei.
Per fare chiarezza sulla situazione in corso, abbiamo raccolto il parere del geologo Carlo Doglioni, già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). «Si tratta di un fenomeno già noto: il sollevamento del suolo continua, e finché andrà avanti ci saranno terremoti», spiega Doglioni.
L’innalzamento, attualmente stimato in circa 15 millimetri al mese, è causato dalla pressione esercitata dal vulcano. «È come se un pistone spingesse verso l’alto rompendo la crosta più superficiale», aggiunge l’esperto. In merito all’intensità della scossa, Doglioni precisa: «Il valore di 4.6 è calcolato con la cosiddetta “magnitudo durata”, un metodo specifico per eventi vulcanici. Paragonato alle scosse dell’Appennino, equivale a un’intensità leggermente inferiore».
E rassicura: “A causa delle caratteristiche geologiche dell’area, non sono possibili terremoti molto forti, come quelli di magnitudo 6″. Riguardo ai rischi futuri, Doglioni individua tre possibili scenari: sismico, geochimico (legato all’emissione di gas) e vulcanico. “Al momento non ci sono segnali che il magma stia risalendo, ma l’eruzione resta il rischio più grave. È un vulcano attivo, e continua a comportarsi come tale”, ha concluso.