Tante giuste lacrime per quei pompieri. Ma la politica ha il dovere dei fatti, basta chiacchiere

Troppo sangue sulle divise, troppi servitori dello Stato fatti fuori, ad Alessandria, con quei pompieri, l’ultima tappa di un percorso criminale.

Piangiamo questi tre vigili del fuoco (nella foto sopra) e ci interroghiamo ogni volta con ansia ancora maggiore. Finirà questa spirale? Un giorno un carabiniere nel cuore di Roma, un altro giorno la tragedia nel commissariato di Trieste, l’altra sera i pompieri nell’Alessandrino. Sembra un destino barbaro indossare una qualsiasi divisa. E senza contare quanti si tolgono la vita negli apparati che vegliano sulla nostra sicurezza.

I perché devono trovare risposta

Quante volte abbiamo chiesto soccorso ai pompieri, anche per vicende apparentemente banali, persino in casa? Eppure, arrivano sempre col sorriso e con l’impegno. Con abnegazione. E così erano andati in quella maledetta cascina. Ora i perché devono trovare risposta.

Se è vero che c’erano i detonatori è un attentato. Micidiale. Un agguato ai soccorritori. Gli inquirenti sembrano escludere la traccia terroristica. Ma se di attentato si tratta, è allora criminalità. Vendetta. Contro chi e cosa?

Per ora sappiamo solo che quei poveri ragazzi sono rimasti vittime della cattiveria umana. Si parla addirittura di vicenda privata, comunque criminale per modalità. Invece c’è altro che non sia doloso, il dolore resta lo stesso. Di tutti noi.

Ed ora la politica, le istituzioni, chi ha responsabilità pubbliche, devono fare tutto intero il loro dovere. Non bastano le lacrime fino al giorno dei funerali per poi dimenticarsi di quelle persone.

Qualche esempio? E’ ferma in Parlamento la legge sulle vittime del dovere. Che si aspetta ad approvarla? I pompieri non hanno un’assicurazione sanitaria che copra in maniera seria gli infortuni. “Se muori – ha denunciato ieri un sindacalista – ti danno poco più di 2.000 euro per i funerali e tutto finisce. Le collette fanno il resto”. Se si fanno male in servizio, si devono pagare le spese mediche.

Quei pompieri dimenticati dalle istituzioni
Di più. Gli “eroi” come vengono chiamati quando muoiono, vengono però dimenticati quando si tratta di rinnovare un contratto scaduto. Quando il parco automezzi è vetusto. A Roma mancano persino autoscale in quantità sufficiente ad interventi per salvare vite umane.

Non c’è traccia di interventi formativi duraturi sulla sicurezza del lavoro, a partire dai rischi connessi all’esposizione a rischi specifici, incendi, rifiuti, amianto, esplosioni: sembra di dover vivere alla giornata, ci raccontano.

Quel che è incredibile è che queste cose i sindacati le ripetono ad ogni piè sospinto, salvo poi scoprire in legge finanziaria la miseria di 25 milioni di euro per i vigili del fuoco. Con gli spiccioli, devono capire Conte e compagnia, non si rinnova un contratto, non si rinnovano gli equipaggiamenti, non si garantisce assistenza sanitaria. Però, li chiamate “eroi“. In molti casi lo sono, i pompieri, ma chi non fa il suo dovere verso di loro si può chiamare solo codardo. Perché tale è chi alza le spalle e nega risorse a settori vitali per i cittadini, per l’intera comunità nazionale. Quanto vale la vita di un vigile del fuoco?, si chiedeva uno dei pompieri morti…

Lo sa Conte che per passare da Vigile a Capo squadra occorrono più di vent’anni di servizio? Ha idea il presidente del Consiglio che cosa significa tutto questo? Se si informa forse capirà perché le corone di Stato non servono più ai funerali. Occorrono fatti concreti. Le lacrime, quelle sincere, le versano i cittadini e non i coccodrilli che stanno al governo.