STUPRANO LA FIGLIA DI 11 ANNI, RIMASTA INCINTA DOPO L’ATROCE GESTO

Lo stupro è una delle piaghe più devastanti della nostra società. Un vero e proprio flagello al quale non si riesce ad apporre la parole fine, anzi, la lista delle vittime si allunga.

Si tratta, molto speso, di minorenni che finiscono nella rete dei loro aguzzini. I carnefici, gli orchi, sono spesso da ricercarsi all’interno del nucleo familiare o dei parenti stretti.

E’ questo che aggiunge orrore ad orrore, poiché in tanti si chiedono come possa un padre macchiarsi di un simile reato, nei confronti di colei che ha concepito?

Nelle mura domestiche, quelle in cui le piccole dovrebbero sentirsi protette, dagli abbracci amorevoli dei genitori, avvengono reati agghiaccianti che invitano alla riflessione.

C’è qualcosa di molto grave che sta avvenendo nella nostra società perché la piaga degli stupri è all’ordine del giorno… una vera e propria emergenza sia in Italia che all’estero. Vediamo insieme quanto accaduto in Brasile.

Vi parlerò di un caso che si è diffuso rapidamente sul web, dinnanzi al quale sono scoppiate fortissime polemiche. E’ un caso davvero efferato che invita alla riflessione. Tutto è partito da un giudice che ha impedito ad una bimba di 11 anni, sopravvissuta a uno stupro, e rimasta incinta a seguito della violenza, di abortire. Il Consiglio nazionale di giustizia brasiliano, per vederci chiaro su quest’assurda vicenda e sul verdetto emesso dal giudice, ha annunciato che è in corso un’indagine su quest’ultimo.

E’ stato The Intercept Brasil a diffondere la notizia e, inevitabilmente, il Paese si è diviso in due poiché , come in molti sapranno, in Brasile l’aborto è vietato dalla legge, salvo casi rarissimi tra i quali rientra la gravidanza a seguito di violenza sessuale. I fatti sono accaduti a Florianopolis, nello Stato di Santa Catarina, nel sud del Brasile. La giudice indagata è la Zimmer che è stata filmata mentre, nel corso di un’udienza, rivolgendosi alla piccola stuprata, la invita a resistere ancora un po’ per salvare il bambino, chiedendole di scegliere anche un nome per il nascituro, nonostante la ferma opposizione della minore, che ha sempre dichiarato di voler interrompere la gravidanza, frutto di una violenza sessuale.

La piccola aveva solo 10 anni quando è stata violentata, accorgendosi di essere incinta solo alla 22esima settimana di gestazione. La famiglia l’ha portata in ospedale per farla abortire ma i medici si sono opposti, dicendo di non poter procedere all’interruzione della gravidanza perché era stata superata la 20esima settimana.

Così il caso è stato portato in tribunale, dove la giudice Zimmer non solo si è opposta all’aborto ma ha tolto l’11enne alla sua famiglia, trasferendola in una casa di accoglienza. Anche se la bimba è potuta rientrare a casa grazie ad una sentenza messa da un giudice dello stesso tribunale, la sua gravidanza non è stata interrotta ma si trova ora alla 29esima settimana. La legale che assiste la famiglia della vittima fa leva sulla legge che consente l’aborto anche oltre la 20esima settimana (limite fissato dal Ministero della Salute) in casi gravissimi, proprio come questo.

La polizia locale e la procura hanno riferito che ad essere sospettata dello stupro è una persona della famiglia della bambina. Il Ministero pubblico federale del Brasile ha emesso una raccomandazione affinché l’ospedale universitario Polydoro Ernani de São Thiago, dell’Università federale di Santa Catarina, esegua l’aborto richiesto dalla famiglia della bambina, ottenendo un secco no da parte del personale sanitario. Ovviamente il dibattito sul diritto all’aborto, dopo questo caso che ha spaccato in due il Brasile, è più acceso che mai e verrà trattato come tema cardine, nel corso delle presidenziali di ottobre.