SINIŠA MIHAJLOVIĆ, È SUCCESSO DURANTE I FUNERALI: L’EMOZIONE È STATA TROPPO FORTE

E’ il giorno dell’addio terreno al grande campione serbo Sinisa Mihajlovic, cresciuto nella Stella Rossa di Belgrado e portato in Italia nel 1992 dalla Roma, per poi vestire le maglie di Sampdoria, Lazio e Inter.

Da allenatore ha guidato sia Inter che Milan, oltre a Catania, Fiorentina, Torino e alla Nazionale Serba, fino al Bologna. Una lunga carriera, la sua, fino a quando, prima l’annuncio dell’agghiacciante diagnosi di leucemia, poi l’aggravamento delle sue condizioni, il ricovero nella clinica Paideia, di Roma, il decesso.

Un annuncio che ha raggelato il mondo intero, quello del calcio giocato, quello di chi il calcio non lo ama ma ha amato, da sempre, questo grande guerriero dal cuore buono che, dietro il suo aspetto da burbero, nascondeva un cuore buono, generoso, umile.

E’ per questo che migliaia di persone, sin dalle prime ore del mattino, sono giunte a Roma, nella Città Eterna che per Sinisa era una seconda casa, per i funerali del campione.

La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, sin dalle ore 11:30, è gremita di gente che, con commozione, con i volti cupi, carichi di enorme dispiacere, fissano il feretro che custodisce il corpo del grande Sinisa.

Lacrime, amarezza, sofferenza, ricordi che riaffiorano nella mente di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere Sinisa, un uomo dall’animo puro, coraggioso, determinato, caparbio, tenace, combattevo. Uno di quelli che non mollavano il campo senza portare a casa una vittoria, anche se per lui, la sua più grande vittoria era l’amore incondizionato e contraccambiato della sua grande famiglia.

La moglie Arianna Rapaccioni, con cui aveva messo al mondo 5 figli, la sua adorata nipotina rappresentavano la sua ancora, il suo porto sicuro, quello che non lo ha mai lasciato solo nei difficili anni della malattia. Mentre l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi, sta officiando i funerali, è nello sguardo dei familiari del grande campione che è racchiuso l’immane dolore della sua dipartita.

Un vuoto enorme, che si tocca con mano, quello lasciato da Sinisa, mentre tutti, indipendentemente dai colori delle maglie in campo, sono radunati, stretti, in una sorta di abbraccio collettivo, attorno alla famiglia di Miha. Questo non è il momento di guardare i punti in classifica, né di disputare quei famosi 90 minuti di gioco, ma di raccogliersi, nel doveroso rispetto di chi ha perso un marito, un padre, un figlio esemplare.

Mentre fuori dalla chiesa è presente uno striscione con la scritta “Sinisa nel cuore” fatto dai suoi amici di piazzale Flaminio, nella Basilica sono presenti Malagò, presidente del Coni, Franco Baresi, vicepresidente onorario del Milan, Massimo Ferrero, ex presidente della Sampdoria. Ed ancora: Bruno Conti, Peruzzi, De Rossi, Francesco Totti e Angelo Di Livio, l’On. Lollobrigida e altri politici. E’ presente Urbano Cairo, presidente del Torino, squadra allenata da Mihajlovic dal 2016 al 2018, una delegazione ufficiale della Roma con lo stendardo del club giallorosso e una rappresentanza del settore giovanile, il cantante Gianni Morandi, grande tifoso del Bologna.

E’ arrivata anche l’intera squadra della Lazio, accompagnata dall’aquila Olimpia, mascotte della formazione di Sarri, e dal presidente Lotito. Attorno al feretro, la moglie Arianna Rapaccioni, la mamma Viktorija, il fratello Drazen e i cinque figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nicholas. Sono momenti di forte commozione ma gli occhi sono puntati soprattutto sulla donna forte e coraggiosa che è stata accanto al grande campione per 27 lunghi anni, l’amore della sua vita, Arianna Rapaccioni. La donna si è avvicinata alla bara e si è lasciata andare ad un commovente, implacabile pianto. Più che comprensibile per aver perso ciò che di più caro aveva.