Sea Watch si lamenta pure “A Olbia un’accoglienza ostile”

Sea Eye, alla fine, ha ottenuto il porto in Italia. Alan Kurdi ha sbarcato a Olbia i 125 migranti a bordo, che ora dovranno svolgere i 14 giorni di quarantena in Sardegna.

Non ci sono navi quarantena disponibili al momento e così i migranti sono stati distribuiti nelle strutture dell’isola: 38 a Cagliari, 25 a Sassari e gli altri a Oristano e Nuoro. Nonostante la situazione sia già molto tesa, soprattutto a Cagliari, dove il centro di Monastir è ormai al collasso e dove si susseguono i mini-sbarchi quotidiani, la Sardegna è stata costretta a farsi carico anche dei migranti della Ong che, di tutta risposta, ha definito quella di Olbia “un’accoglienza ostile”.

“Una decisione presa dal governo senza consultare la Regione Sarda, alla quale si chiede un ulteriore sacrificio oltre a quelli determinati dai continui sbarchi sulle coste del Sulcis. La concessione dello sbarco nel porto di Olbia ai 125 immigrati a bordo della nave Ong, dopo il diniego del governo francese, non è condivisa dal Presidente della Regione Christian Solinas”, si legge in una nota diramata dallla Regione Sardegna, con la quale il governatore dichiara di essere in aperto disaccordo con la scelta di concedere il porto sardo. Nel comunicato, si sottolinea come dal 7 aprile i porti del Paese siano tutti chiusi e che “si impone dunque un nuovo onere sulla Sardegna e su uno scalo portuale non adeguato e attrezzato per fronteggiare una simile emergenza dagli incerti contorni, anche sanitari”.

Le operazioni di sbarco della nave Alan Kurdi al molo industriale di Olbia non sono state agevoli. Il vento ha flagellato l’isola, ci sono stati episodi piovosi e il personale di soccorso ha dovuto combattere contro gli agenti meteomarini per riuscire a coordinare la discesa a terra in totale sicurezza per i migranti e per chi in quel momento era impegnato nelle operazioni di sbarco. Sono state attrezzate le tende per i primi controlli, è stato necessario preparare le strutture e mobilitare il personale di sicurezza e quello sanitario, il tutto con un preavviso di pochissime ore, perché nessuno avrebbe immaginato lo sbarco di Alan Kurdi a Olbia. Eppure, nonostante questo, Sea Eye ha diramato un comunicato stampa in cui si lamenta dell’accoglienza ricevuta a Olbia. “Le autorità italiane si sono rifiutate di permettere a tutte le persone soccorse di sbarcare. Per tutto il giorno, i sopravvissuti hanno aspettato bordo di Alan Kurdi, avvolti nelle coperte, mentre pioveva pesantemente e un vento freddo soffiava sul porto”, si legge nella nota.

Le operazioni di sbarco si sono protratte dal pomeriggio e fino alle 20.30, quando le condizioni non rendevano possibile proseguire con lo sbarco. Circa la metà dei migranti ha trascorso un’altra notte a bordo della nave, al sicuro nel porto di Olbia. “‘L’Italia mostra qui il suo lato più brutto. Su questa nave, le persone che sono fuggite da un paese di guerra civile sono in attesa di essere offerto un posto caldo per dormire. È chiedere troppo?”, si domanda Gorden Isler, CEO di Sea Eye, senza riconoscere l’impegno profuso dai soccorsi, impreparati a un simile evento.

Terminate le operazioni di sbarco, la Alan Kurdi ha chiesto il permesso di poter continuare la sua navigazione verso Marsiglia al termine dei 14 giorni di quarantena previsti dalla legge italiana. La nave, però, ha ricevuto il rifiuto da parte delle autorità portuali italiane a lasciare l’isola per dirigersi in Francia.