Scanzi: “Salvini? A fatica sopravvive alle sciocchezze che dice”

Matteo Salvini? A fatica sopravvive alle sciocchezze che dice, dalla mattina alla sera…”.

Andrea Scanzi, ospite della puntata di lunedì sera di Otto e Mezzo, va così all’attacco frontale del capo politico del Carroccio.

Nello studio di Lilli Gruber si parla dell’intricata vicenda ex Ilva-ArcelorMittal, vera spina nel fianco del governo Movimento 5 Stelle-Partito Democratico, che rischia di perdere la faccia qualora il sito siderurgico di Taranto dovesse chiudere, portandosi via oltre venti miliardi di euro (pari all’1,4% del Pil) e mandando in fumo circa 10mila posti di lavoro, oltre che un indotto strategico per il nostro Paese.

In collegamento audio video fa capolino la firma de Il Fatto Quotidiano, che appena presa la parola si scaglia contro il leader della Lega: “Evidentemente, c’è una parte di Paese che crede a prescindere a tutto quello che fa e dice Matteo Salvini. Salvini si è scagliato contro questo governo perché non c’è più lo scudo penale (circa il caso ex Ilva-Arcelor Mittal, ndr), dimenticandosi, però, che lo ha cancellato proprio lui un anno fa, insieme a Luigi Di Maio…”.

Dunque, il giornalista continua nel suo monologo: “Qualche giorno fa ha paragonato in qualche modo le sue minacce a quelle ricevute dalla senatrice a vita Liliana Segre: da una parte c’è una donna che è sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz e dall’altra c’è uno che a fatica sopravvive alle sciocchezze che dice dalla mattina alla sera. Ecco, quando si commenta Salvini siamo di fronte all’insondabile…”.

E non è finita qui, perché Scanzi continua il suo intervento usando il bastone ma anche la carota nei confronti di Luigi Di Maio: “È uno che esulta molto prima di aver fatto gol e in questo senso è indifendibile. Dopo di che, la semplificazione che fa Salvini, dicendo che nella vicenda Ilva la colpa è tutta e sola di Di Maio, mi fa un po’ ridere. Forse la colpa sarà anche di quelli che c’erano prima e dei dodici decreti ‘Salva Ilva’ dei precedenti governi, e soprattutto del fatto che nel 2017 fu fatta vincere l’asta a Arcelor-Mittal solo perché aveva più soldi, ma che allo stesso tempo aveva meno interesse a rilanciare l’Ilva, essendo una multinazionale dell’acciaieria: forse aveva tutto l’interesse a ridimensionare Ilva, togliendogli clienti…”.

Prima di cedere la parole, la “penna” del Fatto sciorina la sua ricetta: “Secondo me, l’unica strada per uscire da questa vicenda straziante è quella che ha provato a percorrere il premier Giuseppe Conte: metterci la faccia, essere sinceri e dire che non ci sono miracoli e provare a mettere di fronte alle proprie responsabilità Arcelor-Mittal, perché questa storia dello scudo penale non c’entra proprio niente. Il problema è industriale, non è giuridico…”.