Salvini non è Mussolini ma è arcitaliano come lui

Ebbene sì, Salvini è un nuovo Mussolini. Il lettore non si spaventi. Non siamo impazziti e diventati sinitrorsi, seguaci della risibile teoria di Umberto Eco del fascismo eterno.

Non crediamo cioè che Salvini sia una reincarnazione del Duce. Ma pensiamo che si possano e si debbano accostare le due figure, completamente diverse tra loro, proprie di due epoche lontanissime l’una dall’altra.

Anzi, qualcuno ci ha già preceduto, e benissimo: Pietrangelo Buttafuoco con un volume originale anche nella costruzione, oltre che nella idea (Salvini e/o Mussolini, PaperFirst, 12 euro) la quale, per essere sviluppata, richiedeva per forza un non storico, visto che gli storici (chi scrive appartiene alla categoria) non sono molto dediti alla fantasia e alla creatività, sono molto filologici e troppo … storicisti.

Invece Buttafuoco è soprattutto un romanziere e un notevole prosatore (ai tempi in cui la prosa italiana si è impoverita e rinsecchita) tanto che questo libro andrebbe valutato prima di tutto come opera letteraria e di stile. È infatti lo stile della scrittura a rendere persuasivi o comunque possibili accostamenti che a prima vista potrebbero apparire bizzarri. Originale, dicevamo, è infatti il libro nella montatura. Una sorta di dizionario dell’immaginario di questi anni con situazioni, eventi, persone in misura più o meno diretta legati a Salvini: si va da «Bacioni» a «Citofono», da «Papetee» a «Socialismo tricolore», da Asia Argento a Maria Giovanna Maglie. Ma, e qui sta l’originalità, Buttafuoco ne cerca gli antecedenti nel Ventennio, attraverso un procedimento analogico in cui la similitudine è spesso colta attraverso i piccoli particolari.

A volte poi l’analogia non esiste proprio, anzi c’è un divario totale tra ciò che Salvini pensa e quello che credeva Mussolini, si veda ad esempio la voce «Islam». Ma nella maggior parte dei casi invece prevale una certa consonanza tra i contesti mussoliniani degli anni Venti e Trenta e i nostri, si pensi all’esposizione del corpo in spiaggia o all’abbigliamento: certo Mussolini non indossava le felpe ma il suo vestire era per l’epoca assai informale e sportivo. E qui veniamo all’affermazione con cui abbiamo aperto il pezzo.

Analogia c’è tra Mussolini e Salvini perché entrambi hanno intercettato l’immaginario profondo degli italiani, ne sono diventati parte, ne popolavano e ne popolano ancora spesso i sogni. Mussolini e Salvini hanno insomma capito l’anima italiana, assieme ad altre figure che qui, in una sorta di caleidoscopio del Novecento nazionale, non solo politico, emergono, come Craxi e Berlusconi.

L’anima italiana: un termine molto in voga tra i bastian contrari fiorentini dell’età giolittiana, i Prezzolini i Soffici e soprattutto i Papini, che Buttafuoco, in un certo senso ultimo erede di quella tradizione, definisce giustamente gli haters del loro tempi. La sinistra disprezza l’anima italiana, noi invece (e certo anche Buttafuoco) l’amiamo anche quando magari ci irrita, ma è parte del nostro noi, cosicché alla fine sono mussoliniani e salviniani, senza saperlo, persino coloro che erano antifascisti ieri (e i più onesti furono in grado di riconoscerlo) e tra quelli che oggi sono contro il Capitano.

Cosi come adorava l’anima italiana, pur detestandola, il grande Gadda, con il suo odio/amore per il Duce (Eros e Priapo è talmente un inno all’odio per il Duce da rovesciarsi nel suo opposto) Un Gadda che stilisticamente pervade tutto il libro ma che è visibile soprattutto nell’ultima parte, un breve saggio intitolato Da Rita Hayworth a Elettra Lamborghini, ovvero il Salvini prima di Salvini, in cui emerge la chiave della interpretazione: Salvini, come a suo tempo Mussolini, è «l’Italiano degli arcitaliani». E viene in mente il discorso che Mussolini tenne di fronte ai probiviri del Psi che lo espulsero il 24 novembre 1914: «voi credete di perdermi, ma io vi dico che vi illudete. Voi oggi mi odiate perché mi amate ancora». E chi ama Mussolini e Salvini più degli antifascisti di oggi, che ne sono ossessionati?