Roma, a scuola un corso di arabo. Ira del centrodestra: “Inopportuno”

Lezioni di lingua araba, una volta alla settimana, di pomeriggio e nella sede della scuola. Succede a Roma, all’Istituto Comprensivo Statale “Nando Martinelli”, una struttura che ospita l’infanzia, la primaria e le medie.

E dove due giorni fa sono partite le iscrizioni per il corso “offerto dalla nostra scuola” e “tenuto da un genitore madrelingua”.

La circolare numero 59, che ilGiornale.it ha ricevuto da genitori dell’istituto, è rivolta al personale Ata, al personale docente e alle famiglie degli alunni. Con una particolarità: la “precedenza” è stata data ai bambini “di origine araba”. “Si chiede alle famiglie degli alunni – si legge nel testo – di iscrivere, entro il 13 novembre, i propri figli al corso gratuito di lingua araba”. Non appena il progetto avrà inizio “si svolgerà una volta alla settimana” nella “sede di via Ildebrando della Giovanna”. Saranno lezioni da un’ora, non in orario scolastico, dalle 16.30 alle 17.30.

Abbiamo telefonato più volte al dirigente scolastico per ottenere ulteriori informazioni e capire a quali studenti sarà diretto. La preside però non era disponibile e non è riuscita a richiamarci. Nella serata di ieri, come suggerito, abbiamo provato a inviarle una mail e restiamo in attesa di risposta. Non tutti infatti sono favorevoli all’iniziativa. “Non mi sembra giusto sfruttare le aule – dice un genitore, che chiede l’anonimato – Il corso di arabo non è una necessità e non è utile”. Contrario anche Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera: “Ci sembra un fatto positivo che già dalla scuola dell’infanzia i bambini familiarizzino con altre lingue. Ma pensiamo sia giusto farlo nei confronti di quelle occidentali, inglese e spagnolo prime fra tutte. Per l’arabo o il cinese arriverà il tempo delle scuole specializzate o dell’Università, non ci sembra il caso di inserirli nella scuola dell’obbligo”.

Sulla stessa linea pure la Lega. Marco Giudici, Giovanni Picone (consiglieri al Municipio XII) e Fabrizio Santori (dirigente romano) definiscono il corso “inaccettabile e inopportuno”. “Presenteremo un’interrogazione – assicurano – per capire perché la scuola Nando Martellini promuova corsi di arabo anziché agevolare l’integrazione dei bambini potenziando l’insegnamento dell’italiano ai minori stranieri”. Il caso ora potrebbe arrivare all’attenzione del Miur: “Chiederemo che il Ministro delle merendine Fioramonti intervenga e si interessi alla Martellini – concludono i leghisti – per garantire lo sport e la sicurezza dei bambini in una scuola periferica con la palestra inagibile perché interessata da copiose infiltrazioni”.

Ed è proprio sulle “priorità” che alcuni storcono il naso. “Viste le carenze strutturali degli edifici e con tutti i problemi che abbiamo”, sussurrano altri due genitori, “la proposta stona e sembra un po’ una provocazione”. Inoltre, “non lo consideriamo un arricchimento culturale”. Non è forse un caso se iniziative analoghe hanno provocato reazioni simili lungo tutta la penisola. Solo per fare qualche esempio, lo scorso giugno a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, una insegnante madrelingua aveva parlato di cultura araba agli alunni delle elementari. Mentre in provincia di Modena erano state organizzate lezioni domenicali di arabo e di islam. E così la polemica politica non manca mai. “Va detto – conclude Rampelli – che non si è sereni nell’esprimere un giudizio sulle scelte dei dirigenti scolastici che prendono tali iniziative in un clima nel quale si chiede la rimozione dei crocifissi, il divieto dei presepi o la loro trasformazione in ‘villaggi globali’, l’imposizione dei menù etnici, l’abrogazione della carne di maiale dai tortellini e altre castronerie autolesionistiche, tanto per demolire l’identità nazionale ed europea a vantaggio delle abitudini mussulmane”.