Rivelazioni-bomba sui negoziati Usa-Russia sull’atomica

 

Un’unità dell’intelligence russa avrebbe “offerto ricompense” ai talebani per gli attacchi compiuti in Afghanistan, inclusi quelli contro obiettivi americani.

La rivelazione giunge da fonti interne all’intelligence Usa ed è stata sparata dai media americani con la consueta inconsistenza giornalistica, cioè prendendo per vangelo quanto riferito da fonti interessate e di parte, use anche a manovre oscure, che più volte si sono rivelate fuorvianti (vedi Russiagate), senza porre e porsi le domande del caso.

Per rendere più odiosa la notizia, l’intelligence ha specificato che tale attività segreta avveniva mentre si “svolgevano i negoziati” tra talebani e americani, così che ai buoni americani, desiderosi di porre fine a una guerra, sono contrapposti i cattivi russi, che pervicacemente hanno proseguito la loro opera assassina nonostante le possibilità di pace.

E per renderla ancor più odiosa, e di più facile diffusione nel nostro Continente, le stesse fonti riferiscono anche che la stessa agenzia russa è responsabile di alcuni “tentati omicidi e altre attività coperte” in Europa.

Che sia una bufala è palese, e tra qualche mese, quando avrà avuto il suo effetto, è anche possibile che la menzogna di oggi verrà rivelata come tale, come avvenuto per altre similari in precedenza.

Ma non è questo il punto, piuttosto occorre interpellarsi sul perché tale notizia dirompente sia uscita proprio adesso, dopo mesi in cui la consueta attività di disinformazione riguardo asserite malefatte russe, verso i quali manca solo l’accusa di mangiare i bambini, era andata in qualche modo in sonno, per lasciar posto a informazioni similari riguardanti i cinesi.

Bomba atomica sul negoziato
Se si guarda l’agenda degli avvenimenti internazionali si può notare che la “rivelazione” cade con un tempismo perfetto. Lunedì e martedì scorso Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri russo, e Marshall S. Billingslea, inviato presidenziale speciale degli Stati Uniti per il controllo degli armamenti, si sono incontrati a Vienna per negoziare un prolungamento del trattato START.

Si tratta del primo incontro di alto livello tra russi e americani dopo un lungo gelo. E che è stato reso possibile dalla contro-inchiesta sul Russiagate, che ha evidenziato le manipolazioni degli investigatori Usa per costruire inesistenti legami tra i russi e lo staff di Trump nelle presidenziali 2016 (rivelazioni oscurate dai media).

Caduto il Muro di menzogne che aveva creato un abisso tra Trump e Putin, l’amministrazione Usa ha così potuto tentare di riprendere il filo del dialogo Est-Ovest, peraltro su un tema più che cruciale come quello delle armi atomiche.

L’incontro deve salvare l’ultimo trattato sulle armi nucleari che, se non sarà rinnovato, andrà a scadenza a febbraio. Data apparentemente lontana, ma non troppo, dato che i tempi di un simile negoziato sono lunghi e incombono le presidenziali Usa di novembre.

Se ci sarà un cambio della guardia alla Casa Bianca, difficilmente un nuovo inquilino avrà modo di agire in tal senso, troppo stretti i tempi.

La rivelazione di “fonti dell’intelligence” Usa è tesa a mandare a vuoto i negoziati avviati a Vienna: un rappresentante degli Stati Uniti non può accordarsi con una nazione che ha perso vite di soldati americani.

Si può immaginare il caos che deriverebbe dal decadere anche di quest’ultimo trattato sulle armi nucleari: senza tale freno, ricomincerà la corsa all’atomica.

Far cadere Putin e Trump
Presumibilmente è proprio ciò che vogliono certi ambiti internazionali votati al caos. The Nation ricorda che a spingere Trump a stracciare il trattato INF, che regolava la produzione e il dispiegamento delle atomiche a medio raggio, è stato il suo ex Consigliere alla Sicurezza nazionale John Bolton (il giornale Usa elenca gli altri suoi nefasti successi in seno all’amministrazione Usa, in un articolo in cui lo definisce, con certa puntualità, “terrorista in gessato”).

Si vuole innescare una nuova corsa agli armamenti, nell’intento di ripetere quanto avvenne per l’Unione sovietica, crollata sotto il peso del collasso dei prezzi del petrolio, già in atto, e il prosciugamento delle risorse di Mosca nella corsa nucleare (causali cui va aggiunta la guerra afghana, fattore che può ricrearsi in Siria o altrove – Ucraina?).

Non solo obiettivi di lungo periodo, la “rivelazione” vuol evitare che Trump, che sta puntando molto su questo negoziato, ottenga un successo diplomatico in vista delle presidenziali prossime venture.

L’incontro di Vienna prelude a un accordo. Ma, oltre ai negoziati a distanza, di certo proseguiti, per concluderlo serve un ulteriore incontro. Ed è certo che Trump avrebbe voluto che l’intesa si concretizzasse in un vertice tra lui e Putin.

Adesso tutto è più complicato. Ed è anzi possibile che a questa prima rivelazione si aggiungano dettagli ulteriori che la rendano ancor più odiosa, o se ne aggiungano altre dello stesso tenore. I terroristi in gessato – per stare alla definizione di The Nation – sanno fare bene il loro mestiere. Posta alta, vicenda da seguire.

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