Ricciardi: “Subito lockdown totale in Italia e divieto di uscire per un mese”

Il consulente del Ministero della Salute, Walter Ricciardi, è ancora critico sulle decisioni del governo di non attuare un lockdown diffuso sul territorio nazionale. In un’intervista rilasciata ai microfoni de L’Aria che tira, ha dichiarato che se non ci fermeremo per almeno un mese «avremo 95 mila morti da Coronavirus entro fine febbraio».

Lockdown «subito, forte, di almeno un mese, per abbattere i contagi e riuscire a riprendere il tracciamento. Altrimenti si rischia di mettere a repentaglio la campagna vaccinale». È l’allarme lanciato all’Agi da Walter Ricciardi, ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva all’Università Cattolica e consulente del ministro Speranza. (Continua..)

«Il sistema dei ‘colori’ – spiega – di per sé è ottimo, è giusto adeguare le misure alle specificità dei singoli territori. Ma la situazione ora è tale che avremmo bisogno di un lockdown forte per un mese, con l’obiettivo di tornare a un’incidenza settimanale di 50 casi per 100mila abitanti, la soglia che ci consentirebbe di ripartire con il tracciamento e far tornare l’epidemia sotto controllo.

Purtroppo i dati parlano chiaro: c’è un peggioramento nel numero di casi, nei ricoveri, e abbiamo già superato il numero di decessi della prima ondata». Peraltro, fa notare l’esperto, «in Europa ormai molti Paesi stanno optando per il lockdown, anche se quasi tutti i leader occidentali, va detto, hanno adottato una politica di ‘inseguimento’ e non di anticipo rispetto alle mosse del virus. (Continua..)

E preoccupa la variante inglese, che sta mettendo in ginocchio il Paese e potrebbe diffondersi anche da noi». Il problema insomma, sottolinea Ricciardi, è che il virus corre, e noi arranchiamo: «Siamo sistematicamente in ritardo. Se si adottano misure di contenimento quando la situazione è già grave ci vuole più tempo, e si ha un numero di morti molto superiore.

E con l’inizio, tra qualche settimana, della campagna vaccinale di massa una situazione fuori controllo potrebbe complicare molto le operazioni. Rischiamo di essere costretti – conclude – a adottare misure di emergenza in corsa, e sarà tutto più difficile».