Referendum flop, valanga di meme: la “Waterloo” social
Un’affluenza sotto il 34% e nessun quesito valido: il referendum di domenica si è trasformato in un vero e proprio flop politico, ma anche in un fenomeno di meme mania che ha invaso i social network. Twitter, Instagram e TikTok si sono riempiti di vignette, gif e caricature che hanno preso di mira le opposizioni e il loro tentativo di mobilitare l’elettorato, rivelando come la disfatta politica sia stata immediatamente trasformata in ironia collettiva.
L’affluenza da record… al contrario Alle ore 12 di domenica, i dati ufficiali indicavano una partecipazione in calo, con una sola cifra percentuale. La soglia del quorum sembrava ormai irraggiungibile e i social sono esplosi di immagini di seggi deserti, accompagnate dalla celebre frase di Elly Schlein – «Non ci hanno visto arrivare» – ironicamente completata con un «Sì, ai seggi». Alla fine, la partecipazione si è attestata sul 30%, un dato che ha sancito il fallimento del tentativo di raggiungere il quorum e ha alimentato il sarcasmo online.
Tra i meme più condivisi, spicca quello che ricalca il celebre manifesto di “Wanted”, sostituendo il volto dell’elettore con quello di un fantasma e la scritta “Ricercasi votanti, ricompensa morale”. Un’immagine che sintetizza il senso di abbandono e di disillusione che ha caratterizzato questa consultazione.
Il contrattacco delle opposizioni Non sono mancate le reazioni politiche, con i social che si sono trasformati in un palcoscenico di satira e polemiche. Tra i bersagli preferiti, gli slogan trionfalistici della vigilia. Maurizio Landini, il 6 maggio, aveva proclamato: «Il voto è la nostra rivolta, il quorum è raggiungibile». Risposta dei meme: «Vuoi indire uno sciopero per riprenderti dalla sconfitta?». Similmente, Schlein aveva promesso un’ondata di partecipazione, ma i social hanno replicato con: «L’ondata c’è stata, ma contro di voi».
Il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, ha risposto con fotomontaggi che raffigurano Riccardo Magi, travestito da fantasma, dentro un seggio vuoto, accompagnato dalla didascalia: «Hanno dovuto chiamare un fantasma per fare numero. Magi, era lei?». Anche l’ex premier Giuseppe Conte si è scagliato contro i meme, definendoli “penosi” e “infantili”, criticando chi ha usato trucchi “alla Meloni” per scoraggiare il voto e sottolineando come l’astensione sia stata la vera vittoria delle opposizioni.
Il ruolo della satira come termometro politico Gli analisti sottolineano come il meme sia ormai un vero e proprio termometro dell’umore sociale e politico. Se le piattaforme ridono di te, il danno d’immagine è già fatto. La principale accusa rivolta alle opposizioni riguarda il fatto di aver rotto il silenzio elettorale con toni da resa dei conti, senza aver costruito una campagna informativa efficace sui quesiti referendari. La conseguenza? Più che il “no”, a suonare la campana a morto è stata l’astensione.
Cosa ci aspetta ora? Il giorno dopo il fallimento, le opposizioni cercano di spostare l’attenzione sui prossimi appuntamenti elettorali. Tuttavia, il web non dimentica facilmente: i meme continueranno a circolare come monito sull’uso della propaganda senza un reale radicamento nel territorio e nella società. La domanda che si pongono molti è: questa lezione del “quorum fantasma” cambierà il modo di fare campagna in Italia?