RAGAZZA MUORE A 19 ANNI PER UN RARO TUMORE: LA SCOPERTA CHOC

Ci sono storie tragiche che offrono notevoli spunti di riflessione, facendoci capire quanto il paziente, molto più spesso di quel che si pensi, può aver ragione.

Dinnanzi a diagnosi agghiaccianti di tumore, in giovane età, si rimane letteralmente senza parole, con la speranza che il paziente possa uscirne vincente.

Alcuni ce la fanno, altri no. Ma, dopo la morte, vengono fuori dettagli davvero sconcertanti, che magari,  considerati in modo profondo, avrebbero potuto scongiurare il decesso o ritardarlo.

La storia che sto per raccontarvi riguarda una ragazza di soli 19 anni. Con lei la vita è stata crudele, in quanto è diventata prematuramente un angelo dopo aver combattuto da grande guerriera contro un tumore raro.

Ma quello che si è scoperto dopo la morte è davvero terribile e in tanti sono gli utenti che hanno voluto dire la loro su quest’immane tragedia. Vediamo insieme quanto accaduto.

Bronte Doyne, questo il nome della 19enne, è morta a seguito in un carcinoma epatocellulare fibromellare. Si tratta di un raro tumore al fegato.  La ragazza è stata operata presso l’ospedale di Nottingham e il personale medico che ha effettuato l’intervento chirurgico di rimozione del cancro, le ha detto che era guarita  e che non avrebbe più dovuto preoccuparsi di nulla. Nonostante l’operazione, la giovane non ha visto luce in fondo al tunnel .

Il suo malessere continuava, al punto da iniziare a reperire sul web informazioni necessarie a comprendere meglio il tipo di cancro che l’aveva colpita. Non ha consultato fonti a casaccio e fuorvianti, ma direttamente il sito ufficiale della Fondazione del cancro fibrolamellare, che ha sede negli Stati Uniti.

Rimanendo sconvolta da tutto quello che ha letto, ha deciso di parlarne con i medici che l’hanno operata ma senza neppure ascoltarla, l’hanno semplicemente invitata a non fare più ricerche su Google. Ora, mettiamoci nei panni di questa giovane paziente oncologica che ha ricevuto la doccia fredda di un tumore raro e che ha, logicamente, paura che la malattia possa ritornare, affidando tutto il suo sconforto alle pagine di un diario.

Quando ha cercato supporto dai medici, non lo ha ricevuto. La mamma di Bronte ha dichiarato: “Ci hanno detto che l’operazione avrebbe curato totalmente il tumore ma le informazioni trovate online dicevano altrimenti. Abbiamo chiesto insistentemente se c’erano possibilità secondo loro che il cancro tornasse, e loro ci hanno detto che le nostre preoccupazioni non avrebbero aiutato mia figlia”. La 19enne aveva ragione. Il suo malessere era il frutto del ritorno del cancro, che non le ha lasciato scampo. Dieci giorni prima di morire, è stata ricoverata ma nessuno, se non lei, aveva compreso la gravità della situazione.

Il direttore dell’ospedale di Nottingham, Stephen Fowlie, invece di ammettere le colpe dei medici, si è giustificato dicendo che alla defunta è stata somministrata ogni terapia possibile, senza che nessun intervento fosse risolutivo per la forma di cancro estremamente aggressiva che l’ha colpita. Keith Girling, direttore medico dei Nottingham University Hospitals, invece, ha dichiarato: “A fronte di alcuni siti che sono imprecisi e fuorvianti non possiamo ignorare che ne esistono altri che aiutano i pazienti a compiere delle scelte e li rendono sempre più esperti del loro male”.