Poliziotti in servizio con camici protettivi, i sindacati: “non si può lavorare così: l’immigrazione non può essere un problema di Polizia”

Iniziano a circolare sul web le foto del personale del Reparto Mobile, impiegato per il trasferimento di alcuni migranti nigeriani, quattro, positivi al covid. Sul posto anche i Carabinieri di Rocca di Papa.

In totale sarebbero quattro, secondo il messaggero, i positivi al covid tra gli ospiti presso il centro di accoglienza Mondo Migliore. Complessivamente nella struttura sono ospitate circa trecento persone.

Siamo a Rocca di Papa. Per l’occasione sono state impiegate diverse squadre del Reparto Mobile, alle quali sono state fatte indossare dispositivi di protezione decisamente inusuali rispetto a quanto siamo abituati a vedere.

Impiegata anche un’ambulanza da quattro posti di biocontenimento della croce rossa italiana. I positivi sarebbero due uomini e due donne tra i 25 e i 30 anni. Il Sindaco di Rocca di Papa Veronica Cimino e il comandante della polizia locale Gabriele Di Bella che avevano segnalato una situazione complessa, spiega il quotidiano, hanno seguito le operazioni complimentandosi per l’ottima riuscita.

Il parere dei Sindacati

“Per contenere migranti positivi che rifiutano ricovero a Frascati Con questi camici non si può proprio fare servizio di ordine pubblico”. Lo scrive –  Stefano Paoloni, segretario del SAP.

“I colleghi del Reparto Mobile di Roma impegnati nell’accompagnamento presso l’ospedale militare del Celio – scrive invece il sindacato Equilibrio e Sicurezza – per ridurre al minimo il rischio di contagio hanno dovuto effettuare un vero e proprio servizio di ordine pubblico indossando tutte le protezioni che la Polizia di Stato ha potuto mettere a disposizione”

“Apprezziamo senz’altro il notevole sforzo profuso a tutti i livelli, oggi di più non si poteva certo fare. E’ fin troppo evidente che nessuna protezione potrebbe mai garantire al 100% dal contagio i colleghi impegnati in questo genere di servizi in caso di colluttazione con persone, che hanno davanti a sé, come orizzonte, il rimpatrio obbligato”

“I colpevoli ritardi e le troppe indecisioni della politica – si legge ancora – non possono continuare a ricadere su chi, ogni giorno, rischia non solo la pelle – anche perché non ha aggiornamento professionale idoneo né strumenti adeguati – ma anche di essere strumentalmente accostato a chi, negli Stati Uniti, ha ucciso il povero George Floyd. ES Polizia di Stato non ci sta a questo gioco al massacro: i poliziotti sono stanchi e non si può più restare in silenzio”