“Perché Claudio Ranieri ha detto no”. Ct Nazionale, il retroscena che spiega tutto
In un weekend segnato da tensioni e decisioni difficili, il calcio italiano si trova di fronte a un’altra battuta d’arresto: Claudio Ranieri, simbolo di affidabilità e esperienza, ha detto no alla proposta della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) di guidare la Nazionale. Una scelta che non solo chiude le porte a un’eventuale rinascita azzurra, ma rappresenta anche un segnale forte di crisi e incertezza che si protrae ormai da mesi.
Dopo la clamorosa sconfitta per 0-3 contro la Norvegia, che ha compromesso le speranze di qualificazione diretta al Mondiale del 2026, la FIGC aveva deciso di esonerare Luciano Spalletti, puntando tutto su Claudio Ranieri. La proposta era stata formulata con grande convinzione: contratto già pronto, possibilità di mantenere il ruolo di consulente della Roma, e l’obiettivo di evitare un’altra delusione mondiale. La famiglia Friedkin, proprietaria del club giallorosso, aveva dato il suo assenso, lasciando intendere che Ranieri avrebbe potuto ricoprire un doppio ruolo, un’ipotesi che il tecnico romano aveva inizialmente considerato.
Tuttavia, alla fine, Ranieri ha scelto di rinunciare. Dietro questa decisione si nascondono giorni di tormento e riflessione, alimentati da dubbi e paure. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, il tecnico romano ha vissuto un vero e proprio conflitto interiore, tra il desiderio di rappresentare l’Italia e le preoccupazioni legate alla sua integrità professionale e all’immagine di imparzialità. La paura di favoritismi e sospetti, soprattutto in un contesto così delicato, lo ha portato a preferire la coerenza e l’etica personale alla tentazione di tornare in azione sulla panchina azzurra.
Il rifiuto di Ranieri lascia un vuoto difficile da colmare in un momento cruciale per il futuro della Nazionale. La FIGC si trova ora a dover affrontare un compito complesso: individuare un nuovo commissario tecnico capace di ricostruire un gruppo sfilacciato e privo di identità. Le candidature più papabili, come Max Allegri e Stefano Pioli, sono già impegnate con altri club, mentre alternative come Daniele De Rossi, Gennaro Gattuso o Roberto Mancini, tornato recentemente in lizza, sono tutte ipotesi ancora in fase di valutazione.
Ranieri, invece, ha preferito la coerenza alla tentazione di una soluzione facile. “Se ho deciso di smettere di allenare, non posso tornare indietro”, avrebbe confidato, lasciando alla FIGC un compito ancora più arduo: trovare un allenatore che possa ridare dignità e compattezza a un calcio italiano in crisi, proprio nel momento in cui ne ha più bisogno.