Pensioni d’oro, il conto dello scippo: tagli da 80mila euro in 5 anni

Mentre il governo è impegnato a litigare sulla legge di Bilancio, il mondo dei pensionati è sempre più sul piede di guerra.

Di fatto la rivalutazione piena al 100 per cento per gli assegni fino a 4 volte il minimo, ovvero per gli importi fino a 2000 euro non soddisfa migliaia di pensionati che non si accontenteranno di un aumento che oscilla tra i 50 centesimi e i tre euro. Una vera e propria elemosina che ha portato i rappresentanti del mondo previdenziale a scendere in piazza lo scorso 16 novembre. Il governo così ha aperto all’ipotesi di un possibile ritocco degli assegni anche nella fascia che va fino a cinque volte il minimo, ovvero circa 2500 euro. Ma attenzione, su questo fronte c’è un’altra spina nel fianco del governo che riguarda invece i pensionati d’oro. Anche questi pensionati devono fare i conti con uno “scippo” di Stato non indifferente. Se da un lato il blocco delle rivalutazioni potrebbe avere dei ritocchi in positivo, dall’altro lato la sforbiciata sugli assegni pesanti invece resterà in vigore per 5 anni. I tagli vengono applicati a tutti i pensionati che percepiscono un assegno annuale che supera i 100mila euro con tagli tra il 15 e il 40 per cento per la parte eccedente la soglia fissata da cinque scaglioni. I tagli infatti sono del del 15%: tra 100.000€ e 129.999,99€ (lordi); del 20%: tra 130.000€ e 199.999,99€ (lordi); del 25%: tra 200.000€ e 349.999,99€ (lordi); del 30%: tra 350.000€ e 499.999,99€; del 40%: superiore a 500.000€.

Per rendersi conto di come cambiano gli importi, basti pensare ad esempio che per chi percepisce un reddito da pensione di circa 110mila euro l’anno, il taglio ammonta a circa 1500 euro nei dodici mesi: in 5 anni si lasciano per strada almeno 7500 euro. Per chi invece ad esempio percepisce un reddito previdenziale di 140mila euro lorid l’anno, la sforbiciata può arrivare anche a 7000 euro in un solo anno e dunque in 5 anni si perdono 35mila euro. Più si va avanti negli scaglioni e più pesante è lo “scippo”. I tagli sono partiti nel corso del 2019 e così migliaia di pensionati, ad esempio ex professionisti, imprenditori o banalmente ex medici stanno rilevando nei cedolini la sostanziale sforbiciata. In tanti hanno però intrapreso un percorso legale per chiedere l’interruzione del prelievo forzoso dagli assegni. Come racconta a ilGiornale.it l’avvocato Collovati che con lo studio Dirittissimo ((rivalutazionepensione@gmail.com) assiste proprio questi pensionati, diversi ex professionisti chiedono uno stop ad un prelievo che la stessa Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia ha ritenuto “discriminante”. E così proprio il legale racconta alcune esperienze dei suoi clienti: “Un imprenditore con un reddito annuo lordo di 180.791 euro, applicando le varie percentuali di decurtazione come suddivise in fasce previste dalla Legge 145/2018 l’importo totale decurtato nel 2019 è pari ad Euro 17.197,75 che per 5 anni ammonta a 85.988,75 euro. Un altro caso riguarda ad esempio un ex ingegnere collaudatore di aerei che con un reddito di pensione annuo di 352.353,69 nel 2019 ha subito uno scippo di 67,823,79 euro che per 5 anni ammonta a 339.118,95 euro”. Insomma la “botta” tra 5 anni si farà sentire e il braccio di ferro tra questi pensionati e l’erario di certo non finirà qui…