Norvegia, la Nato schiera 30mila soldati: manovre ed esercitazioni, il timore di un conflitto globale

Non è una novità, da anni la Nato tiene ricorrenti esercitazioni militari in Norvegia, ma quella iniziata ieri, chiamata “Cold Response 2022” è la più importante dalla fine della Guerra Fredda. Sia per numero, ci saranno infatti 30mila soldati occidentali, sia per i Paesi che vi partecipano, addirittura 27, Italia compresa. Alla “Cold Response” di due anni fa parteciparono 16mila unità di dieci Paesi differenti e fu poi sospesa in corso a causa dell’inizio della pandemia. Ma la vera novità è che stavolta ci saranno anche la Svezia e la Finlandia che della Nato non fanno parte ma che dopo l’invasione russa in Ucraina hanno una propensione sempre più accentuata a entrarvi. Due inviti già predisposti da tempo, da prima che Putin ordinasse l’invasione dell’Ucraina, e anzi il ministro degli Esteri norvegese Anniken Huitfeldt ha fatto sapere che a suo tempo era stata invitata come osservatore anche la Russia stessa. Una cortesia rifiutata da Mosca ma che è procedura comune per tali importanti esercitazioni.

Il ministro degli Esteri norvegese Anniken Huitfeldt ha sottolineato che la trasparenza per loro è vitale, «seguiamo il libro alla lettera, capitolo e versetto. È così che agisce un vicino prevedibile. Non è una novità per la Russia, sanno dove siamo». Il Documento di Vienna del 2011 obbliga infatti una nazione ospitante di qualsiasi importante esercitazione militare a invitare tutti i 57 Paesi dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) che vi hanno aderito a inviare osservatori. Alle esercitazioni russe invece generalmente non viene invitato alcun osservatore esterno, tantomeno a quella che si terrà in Tagikistan dal 14 al 18 marzo, ben lontano in questo caso dal teatro di guerra ucraino ma molto vicino alla polveriera dell’Afghanistan con il quale il Paese ex sovietico condivide 1300 km di confine.

TAGIKI E AFGHANI
Il Tagikistan peraltro viene considerato la culla della resistenza afghana e non a caso lo stesso Massoud, il famoso “Leone del Panshir” ucciso da Al Qaeda nel 2001, era di quella stessa etnia. L’esercitazione russa, alla quale parteciperanno oltre mille soldati con un arsenale di oltre 300 unità belliche, è solo una delle tante pianificate in questi mesi nella zona, proprio in vista di una possibile espansione dei terroristi dell’Isis che dopo l’avvento al potere dei talebani si sono rifugiati nella zona a nord del Paese, quella meno controllata. Niente a che fare con l’Ucraina ovviamente, né con la Nato, anche se è una voluta dimostrazione di forza mentre il Paese è impegnato militarmente su un altro fronte. Ben altro impatto e significato hanno comunque le manovre in Norvegia. L’Alleanza è infatti preoccupata che la Russia possa cercare di destabilizzare altre aree d’Europa durante la sua invasione dell’Ucraina, nel tentativo di distrarre o dividere gli alleati. E i Paesi scandinavi, insieme agli Stati baltici, sono visti come un potenziale obiettivo. Il generale responsabile dell’operazione Ingve Odlo ha affermato che l’esercitazione è stata progettata per testare quanto bene le forze della Nato potrebbero integrarsi con le truppe locali. «È per assicurarsi che le forze alleate siano in grado di operare nel profondo Nord, per mostrare la coesione e l’affidabilità della Nato», ha detto.

Un avvertimento a Putin ovviamente, ma onde evitare di dare al presidente russo qualsiasi appiglio per una ritorsione le manovre sono state deliberatamente tenute lontane dal confine della Norvegia con la Russia, con l’azione più vicina prevista nelle città artiche di Narvik e Harstad, a circa 470 km. ZAPAD 2021 Anche senza l’invasione in Ucraina la “Cold Response 2022” avrebbe comunque significato un altro passo importante verso l’escalation di tensione con la Russia. La «più grande esercitazione della Nato dalla Guerra Fredda» ha fatto seguito infatti alla Zapad-2021, quella che viene considerata «la più grande esercitazione russa dai tempi di Breznev». Ebbe luogo lo scorso anno in settembre in Bielorussia, vi parteciparono 200mila soldati. Fu una specie di assaggio di quello che sarebbe successo di lì a qualche mese, il provino di un film horror che Putin preparava da anni.