“Non possiamo intubare tutti. Dobbiamo evitare gli over 60”
“La situazione è molto seria”, “Non abbiamo farmaci”, “Tanta gente ha bisogno dell’assistenza ventilatoria e non ci sono ventilatori per tutti” (e senza, in caso di crisi respiratoria, si muore), “Ci sono anche tanti giovani in terapia intensiva”, “Tra i bambini non ci sono casi gravi, però sono degli untori pazzeschi, perché magari il bambino se lo prende, non sviluppa sintomi, va dai nonni e uccide i nonni”.
In queste ore difficili arriva un’altra testimonianza tanto importante quanto preoccupante da un medico di Milano sull’emergenza coronavirus.
Dopo l’allarme lanciato da un anestesista del Niguarda – che ha raccontato di “polmoniti orribili” anche tra i ventenni – arriva l’audio (raccolto e rilanciato sempre da Dagospia) di una cardiologa di Milano, in servizio in terapia intensiva in un ospedale cittadino.
Le sue sono parole pesanti, che ci devono far tenere la guardia alta, anzi altissima contro il coronavirus. Eccole: “La situazione è molto seria, nel senso che fondamentalmente questo virus che sta girando è estremamente contagioso. È vero che in tanti non causa sintomi, è vero che tanti se la cavano senza troppi problemi, ma è anche vero che tante persone sviluppano quella che si chiama una polmonite interstiziale bilaterale che fondamentalmente ha bisogno di un supporto ventilatorio”. Di fronte a questo nemico non ci sono farmaci e gli antibiotici non servono a niente perché è un virus. Per questa ragione, racconta ancora, “stiamo dando dei cocktail di farmaci che si usano in virus tipo l’Aids, ma in via del tutto sperimentale non sappiamo se funzioneranno o no. L’unica cosa che si può fare in questi casi è intubare il paziente e quindi far respirare la macchina mettendo a riposo i polmoni aspettando che il sistema immunitario lo sconfigga”.
Dunque, la dottoressa sfata a metà il mito sugli anziani come vittime predilette: “È vero che quelli che muoiono sono spesso anziani e con co-patologie, ma ci sono anche tanti giovani in terapia intensiva. Il nostro più giovane ha 38 anni e non aveva altri problemi…”.
Il problema del coronavirus, semmai, è un altro. E nella trascrizione di Dago lo si capisce bene: “Tanta gente ha bisogno dell’assistenza ventilatoria e non ci sono ventilatori per tutti. Già ieri nel mio ospedale mi hanno chiamato – io sto nella terapia intensiva cardiologica – chiedendomi di dargli uno dei nostri ventilatori, ne abbiamo solo due rimasti e io gliel’ho dato e una paziente che era stata estubata il giorno prima, e quindi in questi casi normalmente si tiene il ventilatore lì vicino perché a volte vanno in crisi e devono essere rintubati, se questa va in crisi il ventilatore non c’è…”.
Quindi, il bivio drammatico per i medici: “Ci hanno detto che da questi giorni dovremo cominciare a scegliere chi intubare, quindi privilegiamo i giovani e quelli senza altre patologie. Al Niguarda, che l’altro ospedale grande, non intubano più oltre i 60 anni, che è veramente giovane come età…”. La cardiologa dice che attualmente in Italia ci sono 3mila ventilatori e se nello stesso secondo 10mila pazienti avessero bisogno di essere intubati, 7mila morirebbero non potendo ricevere le cure.
Per cui, la parola d’ordine è una e una sola: responsabilità. E seguire le indicazioni di regioni e governo. “L’unica cosa che si può fare sono le cose che già stanno dicendo in giro, quindi stare a casa – è vero – niente cinema, niente mostre, niente passeggiate in giro, negozi il meno possibile, scuole chiuse, calcio il pomeriggio chiuso, niente cene fuori, evitare il più possibile di stare a contatto con altre persone e lavarsi le mani, funziona bene il sapone, e le soluzioni alcoliche tipo l’amuchina. Il coronavirus un po’ sulle superfici rimane, ma resiste 30-40 minuti. L’unico modo per essere sicuri di bonificare è lavare con la candeggina e lasciare a contatto la candeggina per 30 minuti”.
In ultimo, ma non per importanza, la questione bambini e nonni: “Per i bambini, non ci sono casi gravi, alcuni sono positivi ma tendenzialmente come con tutte le virosi anche se se le prendono sviluppano una forma meno aggressiva dell’adulto. Però sono degli untori pazzeschi, perché magari il bambino se lo prende, non sviluppa sintomi, va dai nonni e uccide i nonni fondamentalmente, quindi anche lì cercare di evitare il contatto bambini-nonni”.