Non c’è più religione: gli islamici, che i gay li lapidano, plaudono alle parole di Bergoglio

 

Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Mauritania, Pakistan, Somalia e Yemen. È l’elenco degli Stati islamici che puniscono con la morte i rapporti omosessuali. Fino a poco tempo vi rientrava anche l’Afghanistan dominato dai talebani. Restiamo perciò indecisi se ridere o piangere a leggere il plauso rivolto a Bergoglio dal presidente delle comunità islamiche italiane Lafram Yassine per l’apertura sulle unioni gay. O quello del precedessore Izzeddin Elzir: «Anche questa volta Papa Francesco ha dimostrato di vivere nella realtà di oggi». Che poi sarebbe la stessa di quella in cui i suoi correligionari i gay li scannano e li lapidano. Ma per l’imam plaudente è solo un piccolo dettaglio. Se il nemico di classe ti loda, chiediti dove stai sbagliando. Era un canone interpretativo dell’ideologia marxista. Ma ben si attaglierebbe alla nostra vicenda.

Il capo dell’Ucoii: «Il Papa ha dimostrato di vivere nella realtà di oggi»

Altri tempi, dei dirà. Oggi l’Islam non è né un nemico (meno male) né un concorrente da battere al pallottoliere delle conversioni. Sì, è vero, ogni tanto sentiamo parlare di cristiani perseguitati, a volte persino uccisi. Una volta li chiamavano martiri e il loro sangue fecondava la terra. Oggi sono solo rompicoglioni. Sì, gente che si ostina a segnarsi e ad inginocchiarsi davanti a una Croce. Feticisti più che fedeli. Meno male che crepano nell’indifferenza generale e comunque senza disturbare più di tanto i volenterosi costruttori dello Schengen per lo sdoganamento delle fedi dopo quello delle merci e del trans-gender. Ci servirà per transitare dal Vangelo al Corano senza il passaporto dei necessari sacramenti.

In 8 Paesi islamici i gay rischiano ancora la morte

Bello eh? Fossimo omosessuali, aspetteremmo prima di esultare per la conquista di questo nuovo “diritto“. Essere gay e cristiano, soprattutto al tempo del pontificato di Papa Francesco, è condizione che non presenta rischi insormontabili. Non così per chi lo è da musulmano, specie in quei Paesi dell’elenco di cui prima. Lì oggi è più o meno come era da noi quando Sodoma evocava ancora una maledizione e Gomorra non era ancora il best-seller di Roberto Saviano e quindi la novella sacra scrittura. E il peggio è che lì neppure s’intravede un Bergoglio islamico capace un giorno di riscuotere il simmetrico plauso di un sagrestano della Chiesa (un tempo) di Roma.

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