Mille contagi ma nessun morto: mistero sul virus in Germania

Salgono in modo esponenziale i casi di coronavirus in Germania. Ma se in Italia cresce proporzionalmente anche il numero dei decessi collegati al Covid-19, nel Paese di Angela Merkel non ci sarebbero ancora vittime.

O meglio, l’unico ad aver perso la vita dopo essere stato contagiato dal virus cinese è un cittadino tedesco di 60 anni in vacanza in Egitto. L’uomo era arrivato ad Hurgada, famosa località balneare sul Mar Rosso, da Luxor. Era risultato positivo ai test e venerdì scorso era stato ricoverato con febbre alta. A stroncarlo, domenica, è stata un’insufficienza respiratoria causata da una grave polmonite.

Lo sfortunato turista è per ora l’unico morto da coronavirus confermato dal governo tedesco, mentre il numero dei decessi in tutta Europa continua a salire. Secondo i dati registrati dall’Oms in Europa, ad esempio, nei Paesi Bassi, con 265 casi confermati, ci sarebbero già 3 vittime. In Francia, con 1.116 contagi i morti sarebbero 19 e in Spagna su 589 casi accertati i decessi ad oggi sono stati 10.

Sul territorio tedesco, invece, non ci sarebbero ancora vittime. Eppure il numero degli infettati oggi è arrivato a 1.112. Oltre duecento in più rispetto alla giornata di ieri. Cifre che, denuncia la delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, potrebbero essere a ribasso, visto che lo scorso 20 febbraio alcune emittenti televisive tedesche parlavano del raddoppio dei casi di influenza nel giro di pochi mesi: da 40mila di inizio stagione ad 80mila, in meno di due settimane.

Come è possibile che proprio il Paese da cui sarebbe partita l’epidemia che sta mettendo in ginocchio l’Europa sia rimasto immune dalle conseguenze del virus asiatico? “Il sospetto è che anche in Germania ci si ammali e si muoia di Covid-19, ma che le autorità non lo sappiano o meglio non lo dicano”, spiega Carlo Fidanza, eurodeputato del partito di Giorgia Meloni. Assieme ai colleghi Fitto, Berlato, Fiocchi, Procaccini e Stancanelli, ha presentato un’interrogazione al Parlamento di Strasburgo, per chiedere che la Commissione intervenga per fare luce sul numero effettivo di contagi e decessi provocati dalla super-polmonite che da Wuhan si è diffusa anche nel Vecchio Continente.

Secondo i deputati di Fdi finora in Germania e in altri Paesi europei non è stato messo in atto “un vero e proprio protocollo per eseguire i tamponi necessari a riconoscere l’infezione da Covid-19 in tutti i pazienti potenzialmente a rischio”. “I dati relativi alle persone affette da coronavirus risalenti a circa un mese orsono – si legge nel documento visionato da ilGiornale.it – mostrano come i casi riconosciuti siano stati all’epoca maggiormente concentrati in Francia e Germania, ben prima che in Italia”.

“È strano, quindi, che il nostro Paese ora sia tra i primi al mondo per contagi e decessi”, puntualizza Fidanza. “Anche alla luce del fatto – prosegue – che in alcune nazioni, come ad esempio la Spagna, i tamponi post-mortem abbiano dimostrato come alcune persone classificate come vittime di normale influenza, in realtà fossero decedute a causa del virus”. “Sembrano essere mancate, ad eccezione dell’Italia, un’azione di controllo diffusa e una puntuale verifica delle cause di morte dei pazienti”, è la conclusione degli eurodeputati di FdI, che ora chiedono alla Commissione di “coordinare un’azione di verifica, anche post-mortem, sulle cause dei decessi delle ultime settimane nei 27 Stati Membri”.

“L’Europa dovrebbe verificare che i tamponi vengano eseguiti in maniera sufficiente, sistematica e adeguata ovunque, non solo nel nostro Paese”, prosegue il parlamentare europeo sentito dal Giornale.it. Un appello, quello ad attivare un protocollo unico europeo per stabilire il reale numero dei casi, che verrà messo nero su bianco nelle risoluzioni sull’emergenza coronavirus che verranno votate nei prossimi giorni a Bruxelles.