Milazzo, la rabbia della moglie dell’eroe Aurelio Visalli: “Lo hanno mandato allo sbaraglio…” (video)

Ha perso la vita per salvare due ragazzi che stavano annegando tra le onde alte 7 metri sulla spiaggia di Milazzo. Dopo il ritrovamento del corpo del sottufficiale della Guardia Costiera, Aurelio Visalli, al dolore si uniscono le polemiche e i dubbi sui soccorsi.

La famiglia di Aurelio Visalli vuole la verità

La Procura di Barcellona ha disposto l’autopsia  sul corpo del sottufficiale per chiarire le cause e la dinamica della morte, dopo la denuncia dei familiari. In particolare la famiglia vuole capire se Aurelio poteva effettivamente effettuare le operazioni di soccorso. E denuncia ritardi nelle ricerche del corpo.

La moglie: lo hanno mandato allo sbaraglio

In un’intervista al Corriere della Sera la moglie , Tindara Grosso, lancia accuse durissime. “Mio marito è stato mandato allo sbaraglio solo con un salvagente“. Non è morto per una fatalità, dice. “Ma per l’incompetenza di chi l’ha mandato a salvare due ragazzi senza un giubbotto, senza funi, senza mezzi.”. La cognata rilancia: “Era un uomo razionale, conosceva il pericolo. Sulle motovedette, da Lampedusa alla Maddalena, ha partecipato a centinaia di salvataggi. Ha recuperato corpi in alto mare. Non è possibile che sia stato inghiottito da un’onda a riva. Ecco perché vorremmo parlare con i due testimoni”.

Il giallo dei due colleghi

Il riferimento è ai due colleghi mandati sulla spiaggia di Milazzo.”Li hanno mandati tutti e tre a salvare gli scampati in mutande. Lasciando le divise sulla sabbia, senza attrezzi, senza funi o giubbotti. Cosa sia veramente accaduto non vogliono dirlo”. Infine i ritardi nelle ricerche del corpo di Aurelio. “Usiamo pure questo eufemismo, come dicono gli avvocati. Sabato pomeriggio chi c’era in spiaggia e in acqua a cercare Aurelio? Tanti non hanno visto nessuno. Inaccettabile”.

Il cognato: ci sono gravi responsabilità

Per Antonio Crea, comandante dei vigili urbani e cognato di Aurelio, la tragedia poteva essere evitata. Troppi punti oscuri nella vicenda. “Ci sono responsabilità molto gravi per le dinamiche con le quali lo hanno costretto ad intervenire. E responsabilità dei soccorsi assolutamente in ritardo e inefficaci”, denuncia. “Inizialmente a mio cognato e a due sue colleghi era stato vietato di intervenire con la motovedetta perché il mare non lo consentiva. Poi gli è stato chiesto di intervenire da terra. Ma come potevano farlo senza attrezzatura, non avendo né giubbotti di salvataggio, né salvagenti, mute, corde o altro? È stata una follia“.