MARTINA PATTI, PERCHÉ HA PUGNALATO LA PICCOLA ELENA MENTRE ERA DI SPALLE

La vediamo in foto, splendida, con la sua aria accattivante, i capelli boccolosi, lo sguardo furbetto. Elena Del Pozzo è un angelo di una bellezza sconvolgente; una piccola sulla quale si è abbattuto un destino crudele, spietato.

Come nei peggiori film horror, anche se qui si è trattato di cruda realtà, Elena è stata tratta in inganno, con una scusa, da Martina Patti; non una sconosciuta, ma comunque una strega che le si è avvicinata con la mela avvelenata, proprio come nelle peggiori favole.

Ma se le favole si concludono con un lieto fine, qui, oltre al triste epilogo, uno dei peggiori che la cronaca nera italiana ricordi in questi ultimi anni, continuano a d emergere dettagli agghiaccianti, da far venire la pelle d’oca a chiunque.

La madre reo confessa, 23enne, iscritta alla facoltà di scienze infermieristiche, con pochi esami mancanti per la laurea, è rinchiusa nel carcere di Piazza Lanza, sorvegliata a vista, per paura che possa farla finita, compiere atti autolesionisti o innescare l’ira delle altre detenute, che potrebbero aggredirla.

Per lei la gip non ha avuto pietà. Ha convalidato il fermo con accuse di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere. Accuse pesantissime. La Patti resta in carcere perché può inquinare le prove, tentare la fuga e reiterare il reato, ossia continuare a uccidere.

Intanto gli inquirenti al lavoro senza sosta, continuano a far emergere dettagli sconcertanti sull’uccisione di Elena. Interrogata dal GIP, Martina Patti, ribattezzata la mamma killer di Mascalucia, ha ammesso di non ricordare il momento esatto in cui ha colpito la figliperché ero girata e non volevo guardare“.

Nell’ordinanza di convalida del fermo, la giudice per le indagini preliminari Daniela Monaco ha riferito che Martina ha inferto più colpi d’arma da punta e taglio alla piccola, che è stata vittima di una morte violenta, particolarmente cruenta e probabilmente lenta alla quale è anche verosimile ritenere che abbia, pur solo istintivamente, tentato di opporsi e sfuggire, aggiungendo: “Tutto induce a dedurre che la madre volesse uccidere e che il suo sia stato un gesto premeditato“.

La giudice è andata ben oltre, perchè dinnanzi ad un figlicidio non si può rimanere impassibili, evidenziando che l’uccisione un figlio in tenera età, e quindi indifeso, oltre ad integrare un gravissimo delitto, è un comportamento innaturale, ripugnante, eticamente immorale, riprovevole, disprezzabile e per nulla accettabile in alcun contesto.

Un indice di un istinto criminale spiccato e di elevato grado di pericolosità“. Parole decisamente forti, molto forti, quelle del gip, proferite anche alla luce del fatto che la donna, dopo aver ucciso la figlia, non ha mostrato segni di pentimento, inscenando. con estrema lucidità e senza ravvedimento, un rapimento da parte di un commando di 3 uomini incappucciati, di cui uno armato, all’uscita dall’asilo. Questo è il motivo primario per cui ritiene che, da persona lucida e calcolatrice, se non arrestata, potrebbe darsi alla fuga.

Intanto Alessandro, ex compagno di Martina e padre di Elena, ha rotto il silenzio, aggiungendo altre dichiarazioni. Il 24enne ha detto che “sua madre le aveva fatto vedere una mia foto insieme alla mia compagna”, compagna verso la quale Martina avrebbe provato una gelosia morbosa, al punto da uccidere la figlioletta per evitare che potesse affezionarsi a lei.

facoltà di scienze infermieristiche, con pochi esami mancanti per la laurea, è rinchiusa nel carcere di Piazza Lanza, sorvegliata a vista, per paura che possa farla finita, compiere atti autolesionisti o innescare l’ira delle altre detenute, che potrebbero aggredirla.

Per lei la gip non ha avuto pietà. Ha convalidato il fermo con accuse di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere. Accuse pesantissime. La Patti resta in carcere perché può inquinare le prove, tentare la fuga e reiterare il reato, ossia continuare a uccidere.