Ma chi se ne frega di quella benda sugli occhi di un assassino drogato

Ma chi se ne frega di quella benda sugli occhi in caserma (se è vera…). Adesso i soliti benpensanti – quelli del “meno male che erano americani e non maghrebini” – si dannano l’anima per una fotografia. Poveretto, uno dei due della banda che ha cancellato i sogni del carabiniere Mario Cerciello Rega, ha patito tanta sofferenza. Perché stava in castigo, ammanettato e bendato.
Non tutti si commuovono. Quel piccolo infame non merita pietà, per un grammo di droga col suo amichetto accoltallatore hanno trascinato nel lutto una Nazione intera attonita per quanto accaduto. E ora si aprono inchieste, si fa baccano, arriveranno Fratoianni e Saviano a spiegarci come si accarezzano gli assassini che vengono a portare morte da noi. Si raccontano scene di ipocrita indignazione per quella fotografia, si pretenderà di punire il carabiniere che l’ha scattata e di acciuffare chi l’ha diffusa in una chat. E poi chi l’ha salvata e rilanciata sui social. Ma veramente pensate che ci sia un’ondata di commozione per quell’immagine catturata?
Assassini spietati. Mostri a diciotto anni. Accecati dalla scelta di drogarsi, perché nessuno gliel’ha imposta. Che fanno adesso? Piangono? E le lacrime della vedova di Mario chi le asciuga dall’America?
No, non riusciamo ad associarci al coro di un’indignazione fasulla, ipocrita, politicamente corretta. Hanno tolto la vita ad un nostro carabiniere, non meritano altro che il disprezzo.
Di incivile non c’è una fotografia, ma otto lunghissime coltellate durate un’eternità, fino a che Mario non ce l’ha fatta più. Quanti secondi ci vogliono per infilare la lama in un corpo e poi ripetere il gesto per altre sette volte fino ad ammazzare un uomo?
Quella benda lasciategliela per tutta la vita. Magari riuscirà a non guardarsi più allo specchio per non doversi vergognare per quello che ha combinato assieme al suo compagno di giochi di merende, l’accoltellatore più delinquente di lui.