L’appello di Prodi pro Europa? Il vessillo dell’Ue lo espongono i rom

Prodi aveva lanciato il suo appello per il 21 marzo: esporre tutti la bandiera dell’Europa come a significare la nuova primavera dell’Ue.

Alcuni hanno accolto il richiamo alle “armi” dell’ex premier, ma non Matteo Salvini. Il ministro dice di preferire il vessillo del Milan e di non voler appendere fuori dal balcone le stelle europee perché “se lo dice Prodi è un buon motivo per non farlo”.

Se Salvini ha detto “no”, l’ex premier può però contare sull’appoggio dei rom. I nomadi del campo di via della Chiesa Rossa 351 a Milano infatti hanno innalzato la bandiera europea. “Il 21 marzo 2019 – si sente declamare in un video – la bandiera dell’Europa nei campi dei sinti e rom d’Italia”. A proporre l’iniziativa sono il Movimento Kethane – rom e sinti per l’Italia e l’associazione Upre Rroma (“Alzatevi Rom”). “Così come a Mantova, Bologna, Roma, Reggio Emilia, Lucca, Prato, Catanzaro, Padova, Pesaro – si sente dire – anche a Milano la comunità rom e sinta, parte della più grande minoranza europea, l’unico popolo già veramente europeo, ha esposto insieme con la bandiera del popolo rom e sinto e quella italiana la bandiera dell’Europa unita. Rom e sinti in questo modo esprimono la propria speranza di un futuro in cui le frontiere non dividano più, in cui i muri siano abbattuti, in cui ognuno porti la propria storia e la propria cultura con orgoglio come un contributo a una storia e a una cultura comuni nel rispetto e nel riconoscimento di ciascuno e di tutti”.

Immediata arriva la risposta di Silvia Sardone. “Una grossa bandiera dell’Unione Europea è spuntata a Milano in via Chiesa Rossa, uno dei campi col più alto tasso di criminalità tra i suoi occupanti – dice la consigliera comunale e regionale del Gruppo Misto – Giusto per fare qualche esempio, lo scorso luglio ci fu una sparatoria al culmine di una lite, mentre un paio di mesi fa è uscita la notizia della rapina ai danni di Lele Mora intenzionato a comprare una partita di champagne. Di certo la parola legalità non fa parte del vocabolario degli abitanti di Chiesa Rossa, come del resto di nessun campo”. Per la Sardone “fa sorridere che i rom si accodino al Pd, ma non stupisce: se all’interno e all’esterno dei campi i nomadi possono fare quello che vogliono devono ringraziare il lassismo dell’amministrazione comunale. Il sindaco Sala lo scorso maggio aveva detto chiaramente che l’esperienza dei campi rom doveva finire: un’altra promessa, come l’ossessione verso le periferie, rimasta lettera morta”.