La verità sul bimbo nero in castigo: era un test di un maldestro maestro di sinistra

Il razzismo non c’entra niente nel caso del bimbo nigeriano di una scuola elementare di Foligno messo in castigo e definito “brutto” dal maestro. In realtà, l’insegnante voleva fare un esperimento sociale in classe contro l’intolleranza e la xenofobia. Un test che, evidentemente, è sfuggito di mano al maldestro docente (che è pure di sinistra).

La spiegazione del maestro di Foligno
Mauro Bocci, prima a Porta a Porta da Bruno Vespa, poi in un’intervista a Fabrizio Caccia del Corriere della Sera, ha spiegato di avere tentato un esperimento. Lo ha fatto vantando il suo “curriculum” progressista. «Insegno una materia che si chiama “alternativa alla religione cattolica”. Passo il tempo coi ragazzi musulmani. Quel sabato dovevo sostituire un collega e sono entrato in classe, ho deciso di parlare ai ragazzi della Shoah». Così il supplente ha allestito la messa in scena: attaccare un alunno nero per dimostrare quanto fosse insopportabile il razzismo. Ma lo ha fatto con alunni di quinta elementare. Il maestro “progressista” era troppo avanti per dei bambini di dieci anni.

«Ho fatto vedere alla classe quello che non si dovrebbe mai fare, isolare qualcuno perché non ha la pelle del tuo stesso colore. Tutti i bambini si sono indignati, hanno detto che non era giusto continuare, L’obiettivo l’avevo raggiunto». Un obiettivo raggiunto in maniera disastrosa visto che i genitori nigeriani del bambino si sono rivolti a un avvocato per chiedere un risarcimento danni. Effetti della deriva del “politicamente corretto” e di chi si lascia prendere la mano.

Il precedente di un insegnante di Ravenna
Il maestro di Foligno si è evidentemente ispirato a un insegnante di Ravenna, che in occasione del Giorno della Memoria per ricordare la Shoah aveva adottato un meccanismo simile, facendo sistemare gli allievi secondo le caratteristiche fisiche o geografiche. «Chi non è di Ravenna si metta da questa parte». È iniziato così l’esperimento di Diego Baroncini, insegnante di lettere, riportato da diversi quotidiani. La differenza, però, è che in quel caso i soggetti erano adolescenti e non bambini di una scuola elementare. Una differenza sostanziale che ha fatto dire al supplente di Foligno: “Se tornassi indietro non ripeterei l’esperimento”. Inconvenienti che capitano ai maestri “progressisti”.