La mossa di Zaia: “In Veneto faremo tamponi a tappeto”

 

Andare alla ricerca di pazienti positivi al Coronavirus ma inconsapevoli di esserlo: si muove su questo piano il progetto del Veneto, che ora intende fare tamponi a campione sui passanti.

Una mossa anticipata e poi confermata da Luca Zaia, che rivendica fortemente il fine di tale strategia: “Anche se trovo un solo positivo, significa che avrò 10 contagiati in meno”. Non si tratta di un’azione prepotente di autonomia: “Abbiamo solo fatto una scelta diversa. Tamponi a tappeto. Il tema è questo”. Questo comporterà un aumento dei tamponi da 3mila a 11.300 al giorno e se ne farà carico la Regione: “Del bilancio mi importa poco, vale sempre meno della vita dei miei concittadini. Tutto a spese nostre”.

Di tamponi se ne trovano pochi. Il Veneto ne ha acquistati 100mila, ma va considerato che le aziende “li distribuiscono con il contagocce” e dunque ora si provvederà a farli in casa mediante delle tecniche di laboratorio specifiche: “A farla breve, si prepara il brodo, così viene chiamato, che sostanzialmente è reattivo, e lo si mette in una provetta sterile”. Si stanno usando dei tamponi “già imbevuti, con dentro il liquido di reazione”, come bere acqua minerale “o farsela dopo con la polverina. Non è mica una cosa da stregoni. Per i tecnici di laboratorio è una prassi regolare”.

“Non ci sono mascherine”

La Regione può farsi forza grazie all’esperimento di Vo’ Euganeo: “Su 3mila tamponi, abbiamo trovato un cluster di 66 positivi più altri 18 che non erano del paese ma avevano avuto contatti con persone infette. Quasi tutti asintomatici. Dopo la quarantena, ne abbiamo fatto un altro. E siamo rimasti con solo 6 positivi”. Dunque se non avessero fatto tamponi a tutti, ci sarebbe potuta essere un’epidemia: “Se per assurdo fai il test a una intera popolazione, quanto meno hai una istantanea di chi è necessario isolare”.

Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Zaia ha parlato del Covid-19 come un “mostro” che può essere sconfitto anche con “creatività, nei limiti delle regole imposte” sempre nel rispetto della “comunità scientifica e del suo libretto di istruzioni”. In questi giorni purtroppo è emersa una realtà di fatto preoccupante: “Non ci sono mascherine, sarebbe stato più corretto dirlo subito”. E a chi chiederà all’Italia cosa serve per affrontare l’emergenza bisognerà rispondere che “ci vogliono mascherine, respiratori meccanici, e il numero più alto possibile di tamponi. Esattamente quel che stiamo cercando di fare in Veneto”.

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