La legittima difesa e la confessione. Così il killer vuole farla franca

L’omicidio di Mario Cerciello Rega non sarà uno di quei casi chiusi in breve tempo, nonostante uno dei due americani abbia ammesso di aver sferrato le coltellate. Elder Finnigan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth si sono infatti rivolti a principi del foro per imbastire la strategia difensiva.

E il processo si preannuncia come una battaglia da azzeccagarbugli.

La difesa di Elder Finnegan Lee
A difendere Elder, accusato di aver materialmente colpito Rega con il coltello da marines, saranno Roberto Capra e Renato Borzone. Gli avvocati hanno iniziato a “ricostruire tutti i passaggi di una vicenda che presenta ancora aspetti poco chiari”. La posizione del 19enne è difficile, inutile negarlo. Il Gip nell’ordinanza sostiene sia “pacifico che l’autore materiale delle coltellate” sia lui. Inoltre, non vi è “dubbio” che “abbia cagionato la morte in modo volontario” vista la “modalità di condotta”, il “numero di colpi inferti” e il “tipo di arma utilizzata”.

Le prove sembrano schiaccianti, o almeno così credono i pm. Ma per Craig Peters, legale della famiglia Elder, “a questo punto” ci sono “buone probabilità che nemmeno la polizia sappia cosa è successo” davvero.

Sembra difficile immaginare che Elder possa sostenere in Tribunale di non aver cagionato la morte di Rega. Tuttavia gli avvocati potrebbero cercare di addolcire la sua posizione, puntando su diversi fattori. Il primo, “verificare come sono state raccolte” le “presunte dichiarazioni confessorie” del loro assistito. E magari invalidare la l’interrogatorio. Il secondo, dimostrare che l’americano abbia reagito per legittima difesa. “Questo processo andava celebrato in tribunale e non sulla stampa”, attacca Borzone che mette in dubbio la ricostruzione della colluttazione “che non mi risulta sia quella rappresentata dalle fonti investigative”.

La confessione
Partiamo dalla confessione. Di fronte ai pm Elder è crollato, ammettendo di aver accoltellato Cerciello. Ma non è detto che questo significhi automaticamente la condanna per omicidio volontario. A dimostrarlo c’è il caso Knox: “Ho letto sui giornali: ‘Il ragazzo ha confessato, caso chiuso’ – ha detto Carlo Dalla Vedova, legale di Amanda – Ricordo che è lo stesso titolo che fu fatto per Amanda: ‘La ragazza americana ha confessato, caso chiuso’. Ma i casi chiusi sono sempre molto dubbiosi”. Senza considerare che sia Elder che Natale potrebbero far leva sulla foto da bendato per tentare di invalidare le prove raccolte in fase di interrogatorio, anche se i pm assicurano che si siano svolti in totale regolarità. Gli avvocati ci proveranno, questo appare scontato. Soprattutto se l’indagine ai danni del carabiniere che ha bendato Natale dovesse portare ad una condanna per abuso di autorità.

Legittima difesa
C’è poi la legittima difesa putativa. I legali dovrebbero dimostrare (con “fatti concreti”) che Elder ha sferrato le 11 coltellate perché riteneva di essere in una situazione di pericolo, anche se questa non esisteva obiettivamente (visto che Cerciello era disarmato). Secondo il Gip si tratta di una tesi insostenibile, ma c’è tutto il processo ancora da costruire.

Non è un caso se il legale che è andato a trovarlo in carcere ha subito riferito ai cronisti queste sue parole: “Non sapevo fossero dei carabinieri, non l’avevo capito. Ho avuto paura, credevo fossero dei pusher”. Elder potrebbe sostenere di aver reagito perché temeva la violenza dei due uomini (scambiati per spacciatori) cui aveva chiesto 100 euro di risarcimento e un grammo di coca. Potrà questo può giustificare la legittima difesa putativa? “Dovrà essere chiarito – ha spiegato l’avvocato Capra – quello che ha accaduto prima della colluttazione con i militari in borghese”.

Fattore determinante sarà capire se Rega e Cerciello si sono presentati come carabinieri oppure no. E soprattutto se hanno mostrato un tesserino. Natale ha ammesso che i militari si sono qualificati, ma sostiene di non avergli creduto “non avendo esibito un tesserino ed essendo in borghese”. Elder invece – scrive il Gip – “nega la circostanza o comunque si nasconde dietro la propria difficoltà di comprendere la lingua italiana”. Per il giudice preliminare “la reazione di Elder è del tutto spropositata”, ma è probabile che i legali lavoreranno sul fatto di non aver “compreso” che fossero militari e sulla “paura”. In fondo il killer ha pure dichiarato di aver reagito “dopo aver percepito una ‘compressione al collo tipo strangolamento'”(fatto smentito dall’assenza di segni sul collo) e la stessa Arma ha riferito che al momento di essere colpito Carciello cingeva l’americano in vita. Ci sono tutti i presupposti per imbastire un’agguerrita strategia difensiva.

La difesa di Natale Hjorth
Meno grave appare la posizione dell’altro americano, anche se per i magistrati il corpo a corpo di Natale con Varriale “ha fornito un decisivo contributo alla causazione dell’evento morte” di Rega, visto che “ha bloccato l’intervento del Varriale in aiuto del suo compagno”. “Questa cosa gli è passata accanto in maniera imprevista e imprevedibile – sostiene però l’avvocato Francesco Petrelli – non stava andando a scontrarsi con nessuno, gli dovevano restituire dei soldi e lì finiva. Invece tutto successo in pochi minuti e in modo imprevedibile”. I legali stanno valutando se fare istanza al Riesame per chiedere la scarcerazione. Natale infatti sostiene di non essersi “reso conto di quanto era accaduto tra Elder” e il vicebrigadiere e che solo dopo aver dormito in hotel l’amico gli avrebbe “confessato di aver usato un coltello che lui ignorava portasse con sé nell’occasione”.

Ma anche questo è tutto da dimostrare. In un processo che si annuncia lunghissimo.