La fidanzata di Damiano dei Maneskin, Giorgia Soleri, scende in piazza per l’endometriosi

“Spesso è stato detto che si sta parlando grazie a me di questa cosa, ma non è stato grazie a me, è stato grazie alla voce di tantissime persone che si sono unite in un coro. Io ho avuto solo la fortuna di avere la visibilità giusta al momento giusto” spiega Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano dei Maneskin, modella, influencer e non solo, ultima paladina dell’endometriosi. Il suo merito di aver contribuito a portare il discorso su malattie femminili croniche e invalidanti nel mainstream c’è e si vede, ma è anche grazie al lavoro di tantissime donne (femministe) che si è arrivati a portare il tema per strada.

Sabato 23 ottobre, in 20 piazze italiane (da Milano a Napoli, da Roma a Bologna, fino a Cagliari e Palermo) si è tenuto il presidio organizzato da Non una di meno per il riconoscimento di vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e dolore pelvico. Per l’occasione, centinaia di donne hanno manifestato per chiedere allo Stato e al Servizio Sanitario Nazionale di riconoscere come malattie croniche e invalidanti vulvodinia, neuropatia del pudendo e fibromialgia, e di garantire maggiori tutele a chi soffre di endometriosi.

Durante le manifestazioni, il microfono aperto ha dato voce a decine e decine di testimonianze di donne che devono convivere con queste patologie, tra cui appunto Giorgia Soleri. Nella sua testimonianza, tenuta in piazza Esquilino a Roma, Giorgia Soleri ha raccontato la propria esperienza. La diagnosi di endometriosi e di vulvodinia sono arrivate per lei con un ritardo estremo, nel 2020, dopo un periodo in cui, pur facendo visite specifiche e private, nessuno riconosceva la patologia. “Le donne non vengono credute quando provano dolore e questo è uno dei tanti motivi per i quali ci vuole tanto tempo per arrivare a una diagnosi” ha spiegato Giorgia nella testimonianza.

“Mi veniva detto di tutto, anche dai medici che avrebbero dovuto aiutarmi e che invece non mi credevano: secondo loro era tutto nella mia testa, dovevo rilassarmi e bere un bicchiere di vino perché non avevo niente. Ringrazio le persone di parlarne perché è l’unico modo per uscirne” così la narrazione di Giorgia risuona forte e chiara e aiuta a puntare un fascio di luce su queste patologie. Come si legge sui social di Non una di meno: “Il problema è medico, sociale e politico. Vogliamo diritti, tutele, sostegno economico e cure integrate e aggiornate. Vogliamo il tempo per prenderci cura di noi e un sistema che si curi di noi. Non vogliamo più essere invisibilə!”. Il prossimo appuntamento sarà il 27 novembre per l’annuale manifestazione nazionale a Roma contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere.