La crociata della Regione Toscana contro le parole al maschile
La Toscana avvia una crociata contro il linguaggio sessista. Come si legge su L’Arno.it la giunta regionale ha messo a punto delle linee guida, contenute in un manualetto di una decina di pagine, dove si forniscono consigli tipo questi: meglio scrivere “la cittadinanza” che “i cittadini”; il “personale docente” al posto di “i docenti”; “l’utenza” al posto di “gli utenti”.
C’è voluto quasi un anno di lavoro da parte degli assessorati alla cultura e al personale, l’avvocatura e gli affari giuridici.
L’iniziativa è stata caldeggiata dalla vice presidente della Regione Toscana, Monica Barni (che è anche assessore alla cultura università e ricerca) e dall’assessore alla presidenza Vittorio Bugli. Il documento non prevede schemi rigidi o neologismi, si limita a consigliare di trovare, caso per caso, la soluzione migliore secondo il testo da redigere. Raccomandato l’uso di espressioni considerate non discriminatorie tra i sessi e i “termini collettivi” che evitano il genere maschile. In questa battaglia ideologica volta a “neutralizzare il genere” si fa uso anche della forma passiva che permette di non esplicitare chi compie l’azione.
“Il linguaggio è l’espressione di una cultura – afferma la vice presidente Barni – ma quando quest’ultima tarda ad evolversi il linguaggio può fare da traino per il cambiamento. Perché anche da piccole cose, apparentermente poco importanti, passa la battaglia contro gli stereotipi di genere che tanto pesano, anche dolorosamente, sulla vita del nostro Paese. È giusto far uscire dall’invisibilità, anche in un documento burocratico, tante consigliere, assessore e sindache e, più in generale, dare conto del fatto che molti ruoli professionali, un tempo appannaggio maschile, sono adesso ricoperti da donne. La Regione vuole dare un segnale di consapevolezza, essere un punto di riferimento anche per altri che vogliano intraprendere la nostra scelta”.
La Barni si rammarica che il Comune di Siena, “che in questo campo era stato precursore, abbia deciso di rivedere un analogo documento che aveva adottato nel 2016”. È stata la nuova giunta di centrodestra, eletta nel 2018 con il sindaco Luigi De Mossi, a volere prendere le distanze. Sara Pugliese, assessore alle Pari opportunità della città del Palio, risponde in questo modo: “Non credo che le donne vengano maggiormente rispettate perché chiamate ministra o assessora, né che questo risolva la disparità di genere. Una donna non dovrebbe aver bisogno di un termine ad hoc per sentirsi legittimata”.
Fonte: http://www.ilgiornale.it/