Kiev, attacco con le armi chimiche? “Basta un po’ di vento…”: impensabili conseguenze, cosa può accadere

Kiev è sempre più assediata dalle truppe russe. Non si nota però alcun preparativo contro l’eventualità di attacchi chimici o non convenzionali. L’incubo chimico sembra quasi assente o comunque non rilevante: “Per quanto riguarda il controllo del territorio noi siamo abbastanza tranquilli. Siamo certi di essere superiori ai russi. Li abbiamo massacrati mentre cercavano di raggiungere Kiev nel loro gigantesco convoglio dalla Bielorussia e adesso ci prepariamo alla guerriglia ravvicinata nella cerchia urbana. Uccideremo i loro soldati quando saranno costretti a pattugliare la città a piedi. Noi abbiamo il vantaggio di conoscere il nostro territorio, combattiamo in casa. Loro sono demotivati, il peggio deve ancora arrivare. Però hanno il vantaggio della superiorità aerea. Per questo motivo occorre che la Nato ci dia le armi contraeree e i missili terra-aria necessari per abbattere caccia e droni”, spiegano al Corriere della Sera i militari del battaglione della difesa territoriale numero 206.

“I russi sono nascosti nelle abitazioni, se tutti gli abitanti vanno via li batteremo facilmente”, spiega un ufficiale. “Finalmente tanti tra i dirigenti dei Paesi Nato si sono resi conto del pericolo costituito dalla Russia di Putin”, aggiunge Vadym Novytsky, ricercatore di scienze politiche esperto di rapporti con i Paesi. “Se potessimo continuare a controllare i nostri cieli, anche i missili balistici russi ci farebbero meno paura. Noi saremmo capaci di distruggere i cannoni che stanno piazzando attorno a Kiev e Putin sarebbe costretto ad arretrare”, spiegano sempre i militari del battaglione 206.

Ma a Kiev nessuno prepara maschere e tute antigas. Dmitriy Volochnyuk e Sergey Kolotilov, dirigono l’Istituto chi Chimica e Fisica all’Università Nazionale di Kiev, spiegano di essere “abbastanza sicuri che Putin non utilizzerà le armi chimiche, soprattutto per il fatto che i suoi soldati sono molto vicini ai nostri. Basterebbe un breve cambio nella direzione del vento, come avveniva nelle trincee della Prima guerra mondiale, che i russi potrebbero subire gli effetti dei loro stessi gas. In Siria aveva dato la luce verde all’utilizzo del Sarin a Bashar Assad anche perché i russi erano assenti dal territorio. Un altro discorso invece potrebbe essere l’attacco su di una centrale nucleare. Gli effetti immediati sarebbero pochi. Ma Zelensky e la stessa Nato potrebbero essere così spaventati da accettare il diktat di Mosca”, svelano i due.