“Io sono io”, Di Maio oltrepassa la soglia del ridicolo: ora si autodefinisce «statista» (video)

 

Inadeguata, impreparata, inconsapevole. Solo all’inseguimento dei sondaggi. Ma è davvero così? A quanto pare no, ed è arrivato il momento di smetterla di lamentarsi dell’attuale classe dirigente italiana. Perché, anche se a molti era sfuggito, uno statista c’è. È Luigi Di Maio. Giggino da Pomigliano. Lo ha detto lui stesso. O, almeno, lo ha fatto capire in maniera piuttosto esplicita.

Fare cassa sulla pelle di aziende e famiglie
L’occasione per rimarcare la differenza tra lui e «i politici» è la tassa sulla plastica. La contestatissima tassa sulla plastica. Di Maio continua a difenderla a spada tratta, nonostante le molti voci – e non solo di avversari politici – che hanno chiarito che rappresenta un colpo quasi mortale a un importante comparto industriale italiano, oltre che ai bilanci delle famiglie. E tutto questo non per ragioni ambientali, che appaiono piuttosto come una utile foglia di fico, ma per ragioni di cassa. La plastic tax da un euro al chilo, infatti, servirà a portare allo Stato entrate per 1,1 miliardi nel 2020 e per 1,8 miliardi nel 2021. Soldi senza i quali la già traballante manovra non si tiene. Figurarsi, poi, il governo, che è perfino più traballante dei conti pubblici italiani.

Di Maio svela a tutti di essere uno statista
Di Maio, però, la racconta diversamente. «Plastic tax? Una tassa che aiuta a convertire la propria produzione e a inquinare di meno, dopo tanti anni in cui si è parlato di plastica e dell’inquinamento», ha detto Di Maio, dagli stabilimenti Comau di Shanghai, che ha visitato nell’ambito della missione istituzionale in Cina.

«Da una parte tassi prodotti più inquinanti, e con quei soldi aiuti le aziende per la riconversione. I politici guardano alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazione», ha quindi chiosato Di Maio. E poiché a difendere la tassa c’è rimasto praticamente solo lui, va da sé chi sia lo statista.

La direttiva Ue sulla plastica monouso
Ora, può darsi che anche Di Maio, in uno slancio di sconfinata fiducia nelle proprie capacità, ci creda davvero. Può darsi, perché poi nel video dell’intervista in cui lo dice sembra che venga da ridere perfino a lui. Ma c’è un altro elemento di cui tenere conto: nel 2021 gran parte della plastica monouso sarà comunque messa al bando in virtù della direttiva Ue approvata in via definitiva lo scorso aprile. Dunque, anche senza voler considerare la spallata ad aziende e famiglie, va notato che il futuro messo a fuoco da Di Maio ha un orizzonte di due anni al massimo. Un po’ pochino per uno statista, perfino se è espressione di una classe dirigente inadeguata, impreparata, inconsapevole.

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