Ingv: “Campi Flegrei, suolo sollevato di 27,5 cm. Dinamica intensa, ci sarà..

Campi Flegrei, situati a ovest di Napoli, rappresentano una delle aree vulcaniche più affascinanti e allo stesso tempo più sorvegliate d’Europa. Conosciuta fin dall’antichità per la sua intensa attività geotermica e per i paesaggi mozzafiato, questa vasta caldera vulcanica copre un’area di circa 100 chilometri quadrati, che comprende località densamente popolate come Pozzuoli, Bacoli e parte di Napoli stessa.

Il nome “Flegrei” deriva dal greco phlegraios, che significa “ardente“, a testimonianza della natura infuocata del sottosuolo. Dal punto di vista scientifico, i Campi Flegrei sono un vulcano in stato di quiescenza attiva, monitorato costantemente dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

La zona è soggetta al fenomeno del bradisismo, ovvero un lento sollevamento e abbassamento del suolo, causato dall’accumulo di gas e magma sotto la superficie terrestre. Negli ultimi anni, si è registrato un progressivo innalzamento del terreno, accompagnato da uno sciame sismico più frequente, che ha riacceso l’attenzione sul rischio di un’eruzione.

Le autorità italiane e la Protezione Civile hanno aggiornato piani di evacuazione e messo in atto simulazioni per preparare la popolazione a possibili scenari di crisi. La zona rientra nella zona rossa, ovvero l’area che verrebbe evacuata in caso di segnale di un’eruzione imminente.

L’ultima eruzione significativa risale al 1538, con la nascita del Monte Nuovo, ma secondo gli esperti, il rischio di un’eruzione non può essere escluso. Proprio in queste ore l’INGV ha pubblicato un comunicato allarmante sulla situazione dei Campi Flegrei. “Ecco cosa succederà…”:

Negli ultimi giorni l’area dei Campi Flegrei ha registrato un’intensa attività sismica, con 151 micro-terremoti tra il 12 e il 18 maggio. Sebbene la maggior parte siano stati di magnitudo minima (inferiore a 1.0), gli esperti confermano che il vulcano più pericoloso d’Europa non dà tregua.

I dati dell’Osservatorio Vesuviano rivelano un sollevamento del suolo che prosegue senza sosta, con un incremento medio di 15 millimetri al mese e un impressionante rialzo complessivo di 27,5 centimetri solo dall’inizio del 2024. Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, durante un’audizione in Senato ha tracciato un quadro preoccupante: dal 2005 a oggi il suolo si è sollevato di ben 145 centimetri nella zona del Rione Terra, con una progressione attuale di 1,5 cm al mese.

Si tratta di un fenomeno a forma di campana che si estende verso Nisida, Posillipo e Capo Miseno“, ha spiegato Di Vito, sottolineando come questa dinamica sia senza precedenti negli ultimi 40 anni. L’attività sismica si concentra principalmente tra Bagnoli, Agnano, Montenuovo e il golfo di Pozzuoli.

“Gli epicentri sono estremamente superficiali, tra 1 e 2 km di profondità“, ha avvertito Di Vito. Questo spiega perché anche terremoti di media intensità – come quello di magnitudo 4.4 del 13 maggio – possano provocare danni significativi alle strutture. Il sisma del 13 marzo scorso (magnitudo 4.6) ha addirittura registrato un’accelerazione al suolo pari alla forza di gravità. I parametri geochimici segnalano un preoccupante surriscaldamento del sistema idrotermale: alla Solfatara si sono raggiunti 168°C in superficie. Il sistema profondo tocca temperature di 350°CA Pisciarelli viene emessa una quantità enorme di CO₂: 5.000 tonnellate al giorno.

“La crisi continuerà con queste caratteristiche”, ha avvertito Di Vito, sottolineando la necessità di controlli strutturali sugli edifici, piani di emergenza aggiornati. L’esperto ha concluso con un appello: “Dobbiamo imparare a convivere con questa situazione, rafforzando i sistemi di monitoraggio e preparando adeguatamente la popolazione”. Intanto, i tecnici dell’Osservatorio continuano a lavorare senza sosta, mentre la terra sotto i Campi Flegrei non smette di tremare.